Napoli – San Gennaro il giorno dopo. In seguito all’avvenuto miracolo, alle passerelle politiche e all’entusiasmo dei fedeli scoppi la polemica. Al centro del dibattito c’è quel bacio che Luigi Di Maio, candidato Premier a 5 stelle, ha stampato sulla teca che contiene il sangue del Patrono di Napoli.
Questa mattina il “caffè” di Massimo Gramellini è rimasto sullo stomaco al vice presidente della Camera che, in perfetto stile pentastellato, ha dato sfogo ai suoi “mal di pancia” su facebook.
“Il disprezzo per la festa di San Gennaro da parte di un intellettuale come Gramellini è il segno evidente dello scollamento tra chi fa informazione e la gente comune. Disprezzare queste feste è disprezzare l’Italia. Io le amo, le rispetto e sono veramente felice di essere stato invitato a partecipare ieri alla festa di San Gennaro e accetterò volentieri inviti, se arriveranno, da ogni campanile d’Italia. Per Gramellini la festa di San Gennaro è solo un momento per radunare i baciapile e quello che lui chiama il popolino. Gramellini non sa che quella è una festa sentitissima da tutti i napoletani e anche da moltissimi campani. Quella di San Gennaro non è solo una festa religiosa, è una festa di popolo che si continua a ripetere ogni anno da secoli. E’ la festa che ricorda che i miracoli possono succedere, che c’è sempre la speranza, che domani può essere un giorno migliore. E’ una festa a cui ti abitui da bambino e a cui ti affezioni, non è una questione di fede o di superstizione, è una questione di identità. Napoli senza San Gennaro è come Napolisenza il Vesuvio”.
Con queste parole Luigi Di Maio attacca Massimo Gramellini che nel suo articolo sul Corriere della Sera dal titolo “Operazione San Gennaro” ha interpretato quel bacio alla teca con il sangue del Santo che a molti è sembrato anomalo. Gramellini ha osservato quell’immagine da più punti di vista: quella di un grillino Laico, quella di San Gennaro (“la visione di un politico prono davanti alla sua ampolla è il classico déjà-vu: da Gava a De Magistris, passando per Bassolino, tante sono le labbra di masanielli devoti che attraverso di lui hanno cercato di ingraziarsi il cardinalone e il popolino“) e quella dell’elettore a 5 stelle. Infine, la prospettiva del candidato alla premiership: “Eppure, osservata dalla prospettiva di Di Maio, quel gesto plateale potrebbe anche essere solo un ex voto per grazia ricevuta… Era giusto che andasse a sdebitarsi con un esperto del ramo“.
Nessun cenno di disprezzo nei confronti di San Gennaro, del “popolino” o del legame della città con un rito che appartiene alla tradizione non solo partenopea ma di tutta Italia. Non è celata, invece, l’ironia del giornalista nei confronti dello stesso Di Maio, un “un giovane vecchio senza studi né esperienze lavorative memorabili, che viene iscritto da un’azienda privata di comunicazione alla corsa per palazzo Chigi non è un predestinato. È un miracolato“.
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