Napoli – Come uscire dall’impasse di un candidato sindaco che dice chiaro e tondo di non sentirsi della stessa parte di chi lo vuole leader. Su Google e sugli altri motori di ricerca nessuno troverà una risposta. Una soluzione, però, in questo primo giorno di giugno, si stanno sforzando di trovarla lo stesso, a Roma, i vertici nazionali di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Coraggio Italia, la nuova formazione di Toti e Brugnaro.
E’ un bel rompicapo, non c’è che dire, per il centrodestra, il caso Napoli. Anzi: il caso Maresca. Da quasi un anno candidato in pectore della coalizione. Ma ora fiero, a suo dire, solo di una cosa: di essere candidato sindaco espressione del mondo civico.
Anche questa mattina in una intervista rilasciata a Repubblica, l’ex pm della Dda l’ha ribadito: “Decido io con chi, in quale perimetro, con quale squadra. Se su questi presupposti si vogliono impegnare al mio fianco i leader nazionali dei partiti di centrodestra, va benissimo. Ma io sto guardando oltre gli steccati e sto coinvolgendo anche persone che vengono dalla sinistra…“
E quindi, partita difficilissima. Anche perché senza precedenti. E con una soluzione che si sta discutendo sul tavolo altrettanto unica, soprattutto per una elezione amministrativa in una grande città.
Il centrodestra, infatti, sta pensando di offrire a Maresca, che non vuole i simboli dei partiti nella sua coalizione, un listone con tutti dentro, ma che automaticamente cancellerebbe i simboli dei partiti di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani.
Il centrodestra, secondo l’opzione al vaglio in questi minuti sul tavolo romano, si presenterebbe a Napoli con una lista unica da affiancare alle civiche del Sostituto Procuratore generale di Napoli (in aspettativa). Il quale è atteso a Roma domani, nello studio di Antonio Tajani.
Passasse la linea-listone, sarebbe l’ultima offerta da presentare a Maresca.
Ma, evidentemente, sarebbe già tantissimo. Tant’è che un nome simbolo della destra napoletana come Amedeo Laboccetta, presidente dell’associazione Polo Sud, già nel pomeriggio, prima della riunione di Roma, sentiva che qualcosa non andava nel migliore dei modi e aveva avvisato: “Maresca sbaglia a rimarcare la sua distanza dalla Destra politica: non è un accessorio né una tappezzeria. Nella Capitale del Sud ha uno straordinario radicamento. Occorre, prima di parlare, vincerle le elezioni“.
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