NAPOLI – Napoli Patrimonio Unesco. Presto il capoluogo partenopeo potrebbe vedere allungata la lista dei suoi patrimoni che l’agenzia dell’Onu riconosce come dell’intera Umanità.
Ad essere candidati come tale, infatti, sono gli antichi banchi pubblici.
Di cosa si tratta? Di vere e proprie banche che sono state fondate a Napoli in epoca moderna, nel Cinquecento e nel Seicento, che servivano a finanziare il viceregno spagnolo e, più tardi, la Casa reale dei Borbone.
Tra il 1539 e il 1640 sorsero a Napoli ben otto banchi pubblici: il Banco della Pietà (1539), il Banco dei Poveri (1563), il Banco della Santissima Annunziata (1587), il Banco del Popolo (1589), il Banco dello Spirito Santo (1590), il Banco di Sant’Eligio (1592), il Banco di San Giacomo e Vittoria (1597) e il Banco del Salvatore (1640) che, poi, col passare dei secoli, furono fusi per vedere nascere il Banco di Napoli.
Ed è stata proprio la Fondazione Banco di Napoli, col sostegno della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Campania, a proporre l’iscrizione nel Registro della Memoria del mondo dei banchi originari puntando sul fondo apodissario, vale a dire delle ricevute dei depositi di denaro, che ancora si conserva presso l’archivio storico.
E’ quest’archivio, quindi, il vero e proprio oggetto della candidatura: con la raccolta delle transazioni, costituisce un tesoro documentale unico.
Come unico, in ogni caso, è tutto il patrimonio artistico che ancora oggi banchi e monti antichi regalano alla città. Basti pensare a un’altra banca, nata all’inizio del Seicento, che conserva uno dei capolavori assoluti dell’arte mondiale: il Pio Monte della Misericordia, con le Sette Opere di Carità del Caravaggio.
E quindi: “La candidatura degli antichi banchi pubblici napoletani a diventare Patrimonio Unesco rappresenta una straordinaria notizia per la nostra città, il Mezzogiorno e l’Italia intera – ha dichiarato il sindaco Gaetano Manfredi – L’archivio storico della Fondazione Banco di Napoli costituisce una impareggiabile fonte di conoscenza finalizzata a mantenere sempre viva la memoria delle sue storiche istituzioni: una missione pienamente condivisa da questa amministrazione. Come Comune di Napoli, ci adopereremo affinché la candidatura possa essere valorizzata in tutte le sedi competenti per rendere sempre più Napoli una capitale europea come la sua storia merita”.
Perchè sarebbe importante avere il riconoscimento dell’agenzia culturale dell’Onu? Fondamentalmente, per due motivi.
Il primo, per una questione di visibilità da spendere sul mercato turistico mondiale.
E poi perchè, pur non prevedendo alcun premio economico diretto, un sito che diventa patrimonio dell’Umanità impegna, almeno sulla carta, tutta la comunità internazionale a prendersene cura, a preoccuparsi per il suo stato di conservazione e ad intervenire, nel caso, per salvaguardarlo.
Ma quali sono gli altri Patrimoni di Napoli che l’Unesco ha già riconosciuto dell’Umanità? Dal 1995 lo è il centro storico nella sua interezza. Mentre, più di recente, lo sono due beni immateriali che trovano a Napoli la loro capitale: la dieta mediterranea e l’arte dei pizzaiuoli napoletani. Allargandoci alla sua area metropolitana, invece, sono da annoverare in questa speciale lista anche le aree archeologiche di Pompei, Ercolano e Torre Annunziata oltre che i Gigli di Nola.
E insomma: dal Salva-Napoli, il provvedimento tanto atteso da parte del Governo centrale per salvare la città dal debito di 5 miliardi di euro che l’affossa, a Napoli che salva l’Umanità è – o potrebbe essere – un attimo. Con un riconoscimento ufficiale.