Letta segretario senza unanimità, Campania patria degli scontenti

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Napoli – Questa notte, Enrico Letta sarà agitato da mille pensieri in vista dell’appuntamento di domani mattina, quando dovrà trovare le parole giuste per la sua candidatura a segretario del Pd nazionale. Di tutto dovrà preoccuparsi, magari anche di ciò che gli hanno indicato i militanti del circolo di Testaccio dove è andato a chiedere consiglio nel pomeriggio, tranne di essere acclamato all’unanimità segretario del Partito Democratico, come pure ha detto di temere.

Colui il quale si appresta a divenire il nuovo segretario dei democratici avrà più “verità” che “unanimità”, per citare il suo auspicio. Soprattutto dalla Campania. Che, nella vicenda della sua elezione, rischia di diventare un pò il fortino degli scontenti.

Hanno storto il naso davanti alla sua ascesa al trono del Nazareno, infatti, in primis i deluchiani. Questa mattina, i giornali napoletani hanno spiegato con lunghi excursus storici, il perchè: tra Enrico Letta e Vincenzo De Luca intercorre una lunga inimicizia, che ha avuto uno dei risvolti più singolari quando l’allora sindaco di Salerno fu chiamato a far parte del sottogoverno proprio di Letta: l’ex premier lo lasciò a mollo, non dandogli alcuna delega.

Ma non è tutto. Letta, infatti, dovrà guardarsi anche dalla componente di Base Riformista che, se ha, a livello nazionale, due riferimenti extra campani come Guerini e Lotti, qui in Campania, può contare su due pezzi da novanta come il capogruppo in consiglio regionale del Pd, Mario Casillo, e Lello Topo.

Il primo, a dirla tutta, assieme al padre Franco, è stato anche un lettiano doc. Ma poi le strade con il professore di Pisa si sono separate nel nome di un sostegno elettorale che proprio non garbò a Letta. Da allora, il gelo.

E quindi: tutta la giornata di oggi, gli antilettiani di casa nostra l’hanno trascorsa in contatto tra loro. Leggendo e rileggendo l’intervista che Lotti ha rilasciato al Messaggero questa mattina e in cui ha dettato la linea: il Pd di Letta non può essere quello di Zingaretti, schiacciato sull’allenza col Movimento 5 Stelle. Il Governo Draghi, è l’auspicio di Lotti e della componente, dovrebbe dare un sano scossone riformista da mettere in mostra soprattutto quando ci saranno d utilizzare i soldi del Recovery.

Direttive politiche che uniscono, in questo frangente, i componenti di Base Riformista con i deluchiani. Immediatamente, tra l’altro, quando si proiettano nell’agone elettorale di Napoli. Dove è risaputo che i deluchiani sono contro la soluzione-Fico che cementerebbe l’alleanza Pd-5 Stelle-Leu sul calco del Conte 2. E lavorano per un candidato civico. Un lavoro che ora potrebbe far venire allo scoperto anche Base Riformista. Soprattutto se Letta, come annunciato, vorrà dare il via a un dibattito nei singoli circoli. Quelli di Napoli non sono tutti pronti ad accoglierlo con un bell’applauso come è accaduto oggi a Testaccio. Chissà se questa notte gli verrà in mente. 

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