Napoli – Riprendono le proteste dei lavoratori dello spettacolo che, ieri pomeriggio, si sono riuniti in Piazza del Plebiscito dopo la prima manifestazione avvenuta il 22 maggio.
Il settore dello spettacolo è sceso nuovamente in piazza alla scadenza dell’ultimatum che avevano dato al Governo e, stavolta, il secondo appuntamento ha coinvolto non solo Napoli ma anche le piazze di Roma, Bologna, Milano, Venezia.
Si è affermato il Coordinamento nazionale per lo spettacolo vivo che comprende la Federazione Aziende Spettacolo Italia (Fedas), i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo e della cultura, e tutte quelle realtà, collettivi e movimenti autonomi indipendenti, che si riconoscono negli art. 4, 9 e 33 della Costituzione Italiana, nella cultura etica del lavoro, nei suoi doveri e nei suoi diritti.
“La Cultura non può essere più secondaria a niente”, specificano i manifestanti che pretendono di essere convocati e ascoltati dalle istituzioni e “finché non ci sarà un incontro noi saremo pronti a mantenere uno stato di agitazione permanete dello spettacolo e della cultura in Italia”.
Infatti, si prevede già la data per il terzo appuntamento, il 13 giugno, in cui le richieste si confermano le stesse: “Un reddito di continuità che traghetti il comparto culturale fino alla ripresa piena dei singoli settori e ne tuteli e garantisca l’esistenza, salvaguardando i rapporti di lavoro in atto, anche attraverso incontri politici e tecnici, quindi alla presenza di ministeri e Inps”.
Inoltre risulta fondamentale “un tavolo di confronto tecnico-istituzionale immediato sulla riapertura, fra lavoratrici, lavoratori, sindacati, governo e istituzioni, che abbia come priorità: salute per lavoratori, lavoratrici e pubblico; protocolli di sicurezza; finanziamenti pubblici; strumenti di riforma, sia per la ripartenza in presenza, che per una virtualità sostenibile e democratica”.
L’arte di reinventarsi tipica di chi lavora nel settore dello spettacolo non basta per riprendersi da una crisi tanto inaspettata quanto profonda e i migliaia di cittadine e cittadini hanno sempre più “fame di cultura”.
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