Napoli- «Questo è il mio reportage da Ischia. Dopo sette mesi di chiacchiere e burocrazia, dopo il terremoto, niente è cambiato». Il giudizio di Matteo Salvini è tranchant. Il leader della Lega, arrivato sull’Isola Verde per trascorrere le festività pasquali, osserva i luoghi devastati dal sisma e mette sul tavolo la propria ricetta: «Subito pieni poteri ai sindaci e meno burocrazia. Prima gli italiani».
Per Salvini la priorità resta dunque quella di dare «una casa e un lavoro alla gente, non penso solo a Casamicciola ma anche ai marchigiani, agli abruzzesi, agli umbri, ai laziali che sono fuori dalla casa e fuori dal negozio da troppo tempo». Quanto all’istituzione del reddito di cittadinanza, cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle, «se è un investimento illimitato per chi sta a casa sarei fortemente contrario, così sarebbe la fine del merito e dell’incentivo a fare impresa e cercare un lavoro, ma un investimento temporaneo per chi ha perso la propria occupazione ed è in attesa di trovare un nuovo lavoro ne possiamo parlare».
L’intervento del segretario della Lega non convince però fino in fondo il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli, da sempre assiduo frequentatore di Ischia: «Pur riconoscendo a Salvini, unico tra i leader nazionali, il merito di aver scelto Ischia per le sue vacanze pasquali, contribuendo così al rilancio turistico dell’isola che ancora non si è ripresa del tutto dal danno di immagine derivante dal terremoto, non possiamo non evidenziare che non ha perso occasione per speculare sul terremoto. Il terremoto a Ischia è una ferita ancora aperta e gli ischitani non dimenticano tutte le cattiverie dette in quei giorni, quando invece di mettere in piedi catene di solidarietà, si accusavano gli isolani di aver costruito abusivamente, senza sapere che le case maggiormente danneggiate e gli edifici crollati non avevano nulla di abusivo. Purtroppo alla base di quelle cattiverie gratuite c’erano anni e anni di offese verso i meridionali che la stessa Lega ha alimentato per accrescere il proprio consenso».
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