Intervista – Conia un hashtag per la ripartenza, il manager di Tarumbò: “Ora aiuti o moriamo”

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Sant’Arpino (CE) – Due mesi di fermo causa covid-19 hanno pesato non poco sulle spalle dei proprietari di ristoranti e pizzerie, ora preoccupati per i loro dipendenti. Tra questi c’è Francesco Scarano, titolare del Tarumbò, locale sito a Sant’Arpino, in Via Barraccone 17, alle spalle del Cinema Teatro Lendi. Dopo i mesi di lockdown per la sua attività Scarano ha coniato l’hashtag #verynormalpizza, come augurio per un futuro legato sempre più alla tradizione. La voglia di ripartire è tanta, ma a frenare l’entusiasmo è l’incertezza del domani.

Qual è la difficoltà maggiore di questa ripartenza?

Quella più grande è senza dubbio gestire il personale, considerando che non si lavora più a pieno ritmo. Se prima potevamo assumere per 6 giorni su 7, ora possiamo farlo solo per 3 giorni. Questo significa che ci saranno persone che perderanno il lavoro, o comunque dovranno accontentarsi di lavorare con tempi e stipendio dimezzato”.

Come se ne esce?

Se c’è una cosa che ci potrebbe aiutare, è il prolungamento degli ammortizzatori sociali fino a fine anno, questo sempre nella speranza che in autunno la situazione non torni come a marzo, con una nuova ondata di contagi. In quel caso, più che ammortizzatori sociali, ci vorranno gli ammortizzatori cimiteriali, perché un ritorno del virus decreterebbe la morte di tutti gli imprenditori o quasi”.

Come vi siete organizzati per la riapertura con le nuove norme anti-contagio?

Abbiamo perso un buon numero di coperti, però devo dire che avendo tanto spazio per distanziare i tavoli siamo più fortunati rispetto ad altri locali e abbiamo garantito una tranquillità ai clienti che spesso è difficile riscontrare altrove”.

Ci sono ristoratori che non ce l’hanno fatta a riaprire in zona?

Diciamo che in prima battuta tutti ci stanno provando. Per fare un bilancio bisognerà guardare a lungo termine: cosa succederà a fine anno o ad inizio 2021. Il problema oggi è appunto non poter programmare, non ci sono progetti precisi. Nessuno si è preso la responsabilità di dire che di sicuro riaffonderemo, così come di dire che invece il pericolo ormai è scampato. Le previsioni su ottobre prossimo sono come quelle di un genitore che, sapendo che devi andare a giocare a calcetto, ti dice di stare attento perché ti potresti far male”.

C’è più amarezza o ottimismo in questo momento?

“Da imprenditore e da genitore, ho l’obbligo di essere ottimista, di pensarla in maniera positiva. A 36 anni non si può vedere un futuro buio, perché chi investe come abbiamo fatto noi deve solo augurarsi che vada tutto per il meglio. E in questo spero che il Napoli porti bene”.

In che senso?

“Non vedo l’ora passino queste due settimane. Con i festeggiamenti che ci sono stati per la Coppa Italia qui a Napoli, i dati che usciranno fuori tra quindici giorni saranno una prova del nove: se ci sarà un ritorno del virus avremo un grosso problema, altrimenti possiamo festeggiare doppiamente perché l’incubo sarà finito”.

Intanto ha coniato un hashtag speciale.

“Sì, #verynormalpizza. Ci abbiamo pensato durante i mesi di chiusura, dove abbiamo avuto modo di trovare una consapevolezza ancora maggiore in ciò che siamo e in ciò che vogliamo proporre. Questo hashtag racchiude il nostro concetto di tradizione, ma soprattutto vuole essere un augurio per la ripartenza ed un ritorno pieno alla normalità”.

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