NAPOLI – A Napoli serve un assessore alla cultura o è meglio creare, come nelle intenzioni del neo sindaco Gaetano Manfredi, una sorta di cabina di regia con più esperti per ridare slancio alla vita culturale della città?
Come ha ricordato questa mattina sul Corriere del Mezzogiorno l’ex direttore del museo Madre Eduardo Cicelyn schierandosi a favore dell’idea di Manfredi (“Non serve un assessore, ma discutere“), non segnerebbe nemmeno una prima assoluta l’assenza di uno specifico delegato a Palazzo San Giacomo: “Agli inizi del 1994, da poche settimane insediato, Bassolino sindaco costituì una sorta di comitato per la cultura coordinato da Goffredo Fofi. Anche lui, come Manfredi oggi, aveva trattenuto la delega del settore. Solo dopo circa un anno ci fu la nomina di Renato Nicolini“.
Ma l’ultimo nome che ha rivestito il ruolo di assessora alla cultura, la 33enne Eleonora De Majo, esponente del centro sociale Insurgencia nonché volto-simbolo del secondo mandato di De Magistris fino alle sue dimissioni dello scorso 8 marzo, a quale partito si iscrive?
“Considero sia stato un errore non assegnare la delega alla cultura. Posso immaginare sia stata una scelta dovuta alla volontà di sottrarre almeno questo assessorato, così importante per la nostra città, alle richieste delle forze politiche, delle liste e dei gruppi di potere, ma – prevede la De Majo – tempo pochi mesi, e il sindaco si accorgerà dell’impraticabilità concreta dell’esercizio della delega con il ruolo di primo cittadino“.
Impossibile, quindi, per chi ha già ricoperto quella funzione, fare contemporaneamente il sindaco e l’assessore alla cultura.
Perchè? “Soprattutto rispetto alle necessità di interlocuzione con un comparto che necessita di ascolto quotidiano e di presenza costante da parte del Comune“, risponde l’ex assessora.
“Dopo due anni di pandemia e di chiusure – argomenta l’ex volto della giunta arancione – forse non c’è la percezione degli effetti devastanti che il lockdown ha avuto soprattutto sulle realtà più fragili che hanno dovuto stringere i denti per riuscire a sopravvivere“.
“L’assessorato alla cultura non è solo rappresentanza e tagli di nastri. Ma è il luogo che recepisce le proposte della città. Che costruisce reti di supporto logistico alle iniziative. Che elabora proposte. E che cerca le risorse per realizzarle. Un lavoro immenso, che impegna l’intera giornata e spesso anche la notte”.
Oggi, Il Mattino dava in pole per la cabina di regia Nino Daniele, assessore alla cultura prima della De Majo; Raffaele Savonardo, docente di sociologia dei processi culturali e comunicativi alla Federico II; Agostino Riitano, il manager artefice di Procida Capitale Italiana della Cultura 2022; la presidente della Fondazione Banco Napoli, Rossella Paliotto; l’ideatrice del Maggio dei Monumenti e della Fondazione Napoli Novantanove, Mirella Barracco e la presidente della Fondazione Donnaregina, Laura Valente.
“Ma più che una cabina di regia, per quanto composta da profili autorevoli – riprende la de Majo – credo sia necessario costituire urgentemente degli ambiti di ascolto, dei consigli civici composti dalle lavoratrici e dai lavoratori della cultura, delle arti e dello spettacolo con cui discutere periodicamente e condividere la visione e la progettualità presente e futura“.
Sarebbero, questi, “luoghi in cui discutere non solo banalmente della programmazione culturale, ma anche di temi importantissimi come l’utilizzo dello spazio pubblico e della gestione del patrimonio, altro tema fondamentale su cui non si è ancora individuato un assessore al ramo“.
“Tra l’altro – conclude l’ex assessora – questa è una delle proposte contenute in un Manifesto programmatico alla cui scrittura ho avuto il piacere di collaborare e che tanti operatori del comparto hanno già avanzato all’attuale sindaco in campagna elettorale durante uno degli incontri che si tenne a Palazzo Serra di Cassano proprio per ragionare sul futuro delle arti e della cultura in città: all’epoca, trovò grande interesse da parte di Manfredi…“.
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