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Insultato perché cinese, ora aiuta i napoletani nella lotta al covid-19: la storia di Yulin

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Napoli – Prima è stato insultato perchè cinese e ora aiuta i napoletani a combattere l’epidemia. E’ la storia di Yulin Yuan, studente all’Accademia di Belle Arti che racconta la sua iniziativa in un’intervista a ‘Il Corriere del Mezzogiorno’. Il ragazzo ha 22 anni ed è originario di Yanghzhou nella provincia di Jiangsu, dove vive la madre che è anche un medico in prima linea per combattere il Covid-19. 

Yulin vive a Napoli dal 2019, abita in una casa della zona di piazza Garibaldi e ha organizzato una spedizione di 150 tute protettive, 120 mascherine con filtro N95, 50 occhiali protettivi e 20 copri scarpe protettivi. Materiale destinato all’ospedale Loreto Mare, dove ci sono molti pazienti contagiati dal Coronavirus. Ciro Verdoliva, il direttore della Asl, ha firmato nei giorni scorsi il provvedimento di accettazione della donazione.

“Sono originario di Yanghzhou, nella provincia di Jiangsu. Lì vive mia madre, che è medico. E’ una dottoressa in prima linea per combattere il virus. Quando ho sentito che qui a Napoli i medici non hanno abbastanza dispositivi per proteggersi dal contagio, ho chiesto a lei di raccogliere il materiale che potesse aiutare i dottori napoletani. Ha accettato con entusiasmo”.

Le tute ed il resto sono già arrivati al Loreto Mare: “Stamane mamma mi ha scritto che sono in partenza dall’aeroporto di Shangai. Non è facile perché ci sono pochissimi
aerei e non è sicuro che tute, mascherine, occhiali e calzari potranno passare la dogana. Spero di sì, mi pare che ce ne sia grande necessità”.

Il ragazzo racconta come ha vissuto l’emergenza nel suo Paese e qui in Italia: “Ho seguito su Internet e dai racconti dei miei genitori quello che accadeva in Cina ed immaginavo che l’epidemia sarebbe stata grave anche qui. Ho l’impressione che compreso bene quanto difficile fosse la situazione ed abbiano adottato i giusti comportamenti. Ci sono stati, in compenso, alcuni episodi di molestia nei confronti dei cinesi che vivono in città. Li ho vissuti in prima persona”.

Infine il ragazzo spiega che gli è capitato a Napoli in questi ultimi mesi: “Una volta un ragazzo mi ha sputato in faccia. Un’altra volta una bambina che mi ha incrociato ha cantato “virus, virus” per offendermi. Episodi brutti ma li ho superati perché ho ricevuto la solidarietà dei tanti amici che ho in città ed all’Accademia. Mi trovo bene qui da voi. C’è rispetto verso di me, che sono trans, e questa è una cosa preziosissima. In Accademia in particolare percepisco libertà. Perché sono qui? Perché amo il vostro mare”.

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