Inchiesta donazioni, bufera sulla Avis in Campania

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NAPOLI – Punti di raccolta ridotti al lumicino e donazioni di sangue effettuate anche al di fuori del perimetro della legge. È uno tsunami che rischia di spazzare via i vertici dell’Avis Campania, quello innescato dalla videoinchiesta trasmessa ieri sera da “Le Iene”.
L’Avis, Associazione volontari italiani del sangue, si occupa di garantire un’adeguata disponibilità di sangue e dei suoi emocomponenti e per farlo ha messo in piedi punti di raccolta fissi in ogni regione. Il giornalista Ismaele La Vardera pone dunque un quesito: «Perché in Campania ci sono solo nove centri raccolta sangue a fronte delle centinaia presenti in altre regioni?». Evidente, infatti, la sproporzione con quanto accade nel resto del Paese, Mezzogiorno compreso: «Ce ne sono solo nove perché c’è stato un problema apparentemente esclusivamente burocratico. La Sicilia, il Lazio, la Calabria, la Lombardia hanno centinaia di unità di raccolta. In Campania siamo ancora agli ultimi posti. Siamo costretti in qualche caso a importare sangue dalle altre regioni e a utilizzare molto le autoemoteche», è la spiegazione fornita da Leonardo De Rosa, ex presidente di Avis Campania.
Ma questa, a conti fatti, rischia di essere soltanto la punta dell’iceberg. Le immagini girate da “Le Iene” mostrano infatti una delle autoemoteche operative Napoli, davanti alla Stazione centrale, nella quale «la donazione verrebbe consentita anche a un ragazzo che dichiara di aver fatto un tatuaggio tre mesi prima, nonostante la legge dica che ne devono passare almeno quattro. E ancora, a un altro giovane verrebbe permesso il prelievo di sangue, nonostante non abbia con sé il documento d’identità». Incalzato dai quesiti di La Vardera, Raffaele Pecora, attuale presidente di Avis Campania, taglia corto: «Parlerò col Presidente (nazionale, ndr) della situazione specifica che mi riguarda e delle possibilità delle mie dimissioni».
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