Napoli – Sguardo serio e occhi che aprono alla riflessione di passanti e cittadini. Alla base dell’opera una grande scritta che recita “Verità e giustizia”. Il padre del giovanissimo: “Non è una provocazione ma un monito per gli altri giovani, qui si vive nel fango“.
Dopo le polemiche dei giorni scorsi è stato inaugurato oggi nei suoi Quartieri Spagnoli il murales dedicato a Ugo Russo. Il 15enne di vico Paradiso scomparso lo scorso 29 febbraio a Napoli. Ucciso nella zona di Santa Lucia da un carabiniere in borghese, di soli 23 anni, che ha reagito alla tentata rapina di Russo.
Un’opera fortemente voluta e promossa dai cittadini dei Quartieri attraverso una colletta popolare, fatta porta a porta tra i vicoli tanto conosciuti da Ugo. Per lui sono stati raccolti circa 2500 euro. A realizzare il murales, completamente a norma di legge e con tutte le autorizzazioni del caso, è stata la pittrice Leticia Mandragora, spagnola di origine ma vesuviana di adozione.
Un grande dipinto di 10 x 10 come molti in città, ma questo ha scatenato tuttavia un mare di polemiche. “Così si mitizza il crimine” aveva tuonato il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli appena i pennelli dell’artista spagnola si sono posati sul muro dei Quartieri Spagnoli.
Ma in pochi, di quelli che hanno gridato allo “scandalo”, hanno ascoltato i residenti del quartiere di Ugo. Gli stessi che hanno materialmente sovvenzionato il murales. Sono proprio loro che oggi ricordano il giovanissimo 15enne, nel bene e nel male. Perché se pur sia vero che non è saggio “mitizzare il crimine” sarebbe ancor più sbagliato “nascondere” un malessere sociale evidente che con la pandemia continua a crescere. Soprattutto negli spirti dei giovanissimi. All’inaugurazione era presente anche il papà di Davide Bifolco.
“Un monito per gli altri giovani” ha spiegato il padre di Ugo, Vincenzo Russo, lo stesso che a pochi giorni dall’omicidio del figlio era sotto la caserma dei Carabinieri di Napoli, insieme al consigliere Borrelli, a far capire la gravità della crisi sociale che si vive in determinati quartieri, quelli definiti a “rischio” della città. “Credo sia un dramma anche per il carabiniere che a soli 23 anni porta con se il fardello di aver ucciso un ragazzo come lui” aveva raccontato a margine del sit-in all’esterno della caserma di Monteoliveto.
‘‘Non c’è nulla di provocatorio” ha spiegato oggi aprendo alla riflessione che può dare il volto di Ugo in un’area della città come sono i vicoli dei Quartieri. La morte di un giovanissimo sarà sempre una tragedia, in qualsiasi circostanza, e il volto di Russo oggi probabilmente serve più a far pensare una generazione che vede un futuro negato.
La sua scomparsa più che “mitizzare il crimine” ci dovrebbe invece far riflettere su cosa porta la criminalità e qual è il suo legame col malessere sociale dove ora sguazza e affilia “soldati” la criminalità organizzata.
“E’ un’invito ai ragazzi a pesare la propria vita e un invito alle istituzioni a pesare la vita di una persona” ha raccontato la pittrice spagnola presentando il murales.
“Ci sono state diverse polemiche su questo murales – spiega l’artista Mandragora – alcune le accettiamo perché l’arte serve anche per fare discutere, altre invece ci sembrano strumentali e ipocrite come quelle che accostano la vicenda di Ugo alle vittime della mafia. Retoriche intrise spesso del razzismo sociale che questa città raccoglie dal dibattito pubblico nazionale”.