Tempo di lettura: 2 minuti
NAPOLI – Gli avevano promesso un murales che riqualificasse il quartiere e invece si sono ritrovati con un mega-slogan politico. Succede a Soccavo, nel complesso di edilizia popolare dei cosiddetti “140 alloggi”, dove ieri mattina i residenti hanno dovuto fare i conti con una sorpresa molto poco gradita. Sulla parete laterale dell’edificio albergava infatti a caratteri cubitali la scritta “Liberiamoci dalle catene del debito ingiusto”, la stessa utilizzata dal sindaco Luigi de Magistris e dalla sua Amministrazione per protestare nelle ultime settimane contro l’eredità finanziaria che il Comune ha maturato dopo l’emergenza rifiuti e la ricostruzione post-terremoto del 1980.
La genesi dell’“opera”, stando a quanto emerso in queste ore, è stata del resto tutt’altro che semplice fin dalle prime battute. Il murale di viale Adriano rientra infatti a pieno titolo nella campagna di comunicazione che la giunta de Magistris ha avviato negli ultimi anni. I maxi-disegni, grazie anche alla collaborazione di writers internazionali, hanno così fatto capolino nel centro storico, ad esempio in via Duomo, e a San Giovanni a Teduccio, al Bronx. Ma stavolta qualcosa non è andato per il verso giusto. Lo staff aveva infatti assicurato ai residenti dei “140 alloggi” che si sarebbe trattato di un disegno iconografico, il cui unico scopo sarebbe stato quello di rendere abbellire il palazzo e rendere più gradevole il colpo d’occhio sulla zona. Le cose sono però andate in maniera molto diversa. E ieri mattina i residenti, che già avevano accettato la proposta solo al termine di una lunga trattativa, si sono ritrovati la mega-scritta già bella e finita: “Liberiamoci dalle catene del debito ingiusto”, sopra la quale campeggiano anche alcuni articoli della Costituzione italiana.
La Municipalità Nove, appreso dell’accaduto, ha intanto fatto sapere di essere pronta a sposare la protesta dei residenti di viale Adriano. Il braccio di ferro tra il Comune e il Governo va avanti imperterrito. Anche sulle facciate dei palazzi.