Napoli – “È scappato un detenuto da Poggioreale, embé?”. Poche parole, quelle pubblicate sui social da don Franco Esposito, parroco del carcere di Poggioreale, all’indomani della rocambolesca fuga di Robert Lisowski. Una presa di posizione destinata a far discutere a lungo.
Don Franco spiega così il proprio pensiero: “Perché stupirsi davanti ad una evasione dal carcere, è la cosa più naturale che possa accadere. Quello che è innaturale è tenere rinchiuse delle persone in una situazione disumana e degradante. Con questo non sto assolutamente giustificando l’evasione di un pericoloso criminale, questo almeno secondo gli organi di informazione, ma vorrei spostare l’attenzione sul fatto che carceri come quello di Poggioreale non hanno certamente i requisiti per essere rieducativi e non servono certo al reinserimento della persona detenuta nel tessuto sociale. Allora mi domando se il carcere non è questo, qual è il suo compito a cosa serve? Eppure il compito che la costituzione dà a questa istituzione è quello di far sì che attraverso la pena il detenuto raggiunga una sua maturità sociale prendendo coscienza del male compiuto e iniziando una vita legale nel rispetto delle regole”.
Il parrocco entra quindi nel merito della questione riservando anche qualche attacco alla polizia penitenziaria: “Quindi se un carcere non riesce a fare quello che la costituzione gli affida diventa una struttura anticostituzionale e quindi fuorilegge. Ora tutti si meravigliano che da Poggioreale sia scappato un detenuto. Tutti sono pronti a cercare un colpevole, o meglio a scaricare la colpa su un capro espiatorio. Io “mi meraviglio” non per uno che scappa ma per l’ottanta per cento che dopo aver finito la pena in carcere ritorna a commettere reati e quindi vi rientra. Il carcere ha fallito, il carcere non risponde alla giusta domanda di sicurezza che i cittadini vogliono dalle istituzioni. Fino a quando i nostri politici non prenderanno atto di questa elementare verità fino a quando le pene saranno “pagate” solo col carcere, credo che non ci sia niente da meravigliarsi, nemmeno di un evasione rocambolesca come quella di Poggioreale. Quello che invece mi rammarica e mi indigna profondamente, sono delle dichiarazioni di qualche sindacalista della polizia penitenziaria. Mi riferisco all’affermazione che scarica la colpa dell’evasione al fatto che pur essendoci pochi agenti della polizia non sono state sospese le attività trattamentali. L’unica cosa che da una parvenza di legalità a una istituzione deficitaria come quella di Poggioreale, doveva essere sospesa per sacrificare anche quel poco di buono che con sacrificio si riesce a realizzare sull’altare della sicurezza. Infine vorrei ricordare che la celebrazione della Santa Messa non rientra nelle attività attività trattamentali che il carcere offre ai detenuti, ma è un diritto inalienabile della persona quello di professare la propria fede anche attraverso celebrazioni Liturgiche. Spero che nessuno pensi di risolvere problemi di sicurezza limitando ancora di più quel poco di rispetto dei diritti che ancora sopravvive nelle nostre carceri”.
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