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Qualcosa si può già dire sulle elezioni di Napoli: chi ha perso, ad esempio

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NAPOLI – È presto, ma ci sono già due, tre cose che si possono dire sulle elezioni di Napoli.

La prima, naturalmente, è il primo dato ufficiale di questa corsa per palazzo San Giacomo: solo il 47,19% dei napoletani aventi diritto è andato a votare. Si tratta di un dato storico: mai un sindaco di Napoli era stato scelto nemmeno dalla metà dell’elettorato.

Un dato che segna anche la prima missione che attende il nuovo primo cittadino partenopeo: ricostruire un rapporto con la città.

Certo è che questo dato, però, segna una sconfitta soprattutto per chi era sceso in campo con la speranza di risvegliare la voglia di partecipazione: Antonio Bassolino e Catello Maresca.

Erano soprattutto i due outsiders a puntare sul fatto di poter sfondare nell’area del disimpegno. Ma evidentemente hanno fallito.

Seconda cosa che già si può dire: nel quartier generale di Manfredi, quando le TV hanno dato i primi dati degli exitpoll, poco dopo la chiusura dei seggi delle 15, già si respirava un’aria di festa.

Grandi sorrisi, pacche sulle spalle e, al netto di un minimo di scaramanzia, battute di soddisfazione.

Come quella di Massimiliano Manfredi, il fratello di Gaetano, che dice al segretario del PD Napoli Marco Sarracino: “Visto?! Rispetto gli impegni, mi metto tra i giornalisti…”.

Passa un’ora e lo stesso Sarracino va già davanti alle TV per dire: “Se i primi dati vengono confermati, Napoli è la città più a sinistra d’Italia”.

Il segretario rivendica già il successo della linea dell’alleanza centrosinistra-M5 Stelle. 

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