Lavoreranno da casa fino a luglio i dipendenti del Comune di Napoli. Dopo il caso del consigliere comunale, Mario Coppeto risultato positivo al Coronavirus, domani riaprono le porte del Palazzo in via Verdi. Ma sarà deserto. E non sarà l’unico a presentarsi così. Gli uffici si ‘spostano’ nella case degli impiegati comunali.
UFFICI COMUNALI NEL SOGGIORNO – Tutti lavoreranno in smart working, fatta eccezione per alcune categorie per cui è necessaria la presenza fisica e che comunque faranno a rotazione così da limitare al massimo la presenza negli uffici, i contatti sociali e quindi la diffusione del contagio. “Il lavoro agile è la modalità ordinaria” mette nero su bianco il direttore e segretario generale, Patrizia Magnoni in una circolare sottoscritta digitalmente anche dal responsabile dell’Area Risorse Umane, Carmen Olivieri e dal vicesindaco, Enrico Panini inviata in queste ore a tutti i direttori operativi, ai responsabili di macrostruttura e ai dirigenti dei servizi. Il lavoro agile in piena emergenza sanitaria non è l’eccezione, chiariscono una volta per tutte, ma la regola.
LA STRIGLIATA AI DIRGENTI – “Questa amministrazione – si legge – è intervenuta immediatamente, impartendo agli uffici le necessarie indicazioni operative, pur tuttavia si sono verificate da parte dei dirigenti modalità applicative differenziate in ragione di diversificate interpretazioni, che hanno richiesto la predisposizione della presente circolare”. Insomma una strigliata a quei dirigenti che non hanno ancora provveduto a far lavorare gli impiegati da casa per tutelare la loro salute e quella degli altri. A cui si unisce anche un invito-imperativo. – “Si ribadisce ancora una volta – scrive il dg nella circolare – che vanno in ogni caso evitati in maniera assoluta assembramenti di persone all’interno degli uffici, accertando l’assoluto rispetto delle distanze di sicurezza. E’ fatto carico ai dirigenti la verifica delle prescrizioni, richiamando la loro particolare responsabilità”.
LE CATEGORIE INDIFFERIBILI – Presenti in ufficio devono essere soltanto le cosiddette “categorie indifferibili” come stabilito nella delibera di giunta del 13 marzo, per cui è indispensabile assicurare un’ adeguata presenza di personale. Ed anche per queste è necessario, come rimarca la circolare, che i dirigenti prevedano forme di rotazione “che non deve necessariamente coprire l’intera settimana lavorativa”, prenotazioni a chiamata adeguata programmazione e calendarizzazione “che consentano di limitare al massimo la presenza fisica dei dipendenti negli uffici comunali”. Il lavoro agile quindi “è la modalità ordinaria fino alla fine del mese di luglio” ovvero termine conclusivo dello stato emergenziale, salvo se sarà stabilita una data antecedente con un nuovo decreto del Consiglio dei ministri.
NIENTE BUONI PASTO E STRAORDINARI – Se non sarà possibile ricorrere al lavoro agile il dirigente dovrà disporre la fruizione delle ferie pregresse degli anni precedenti “e non ostacolerà – sottolinea il direttore generale – le eventuali richieste presentate”; la fruizione dei congedi e dei permessi giornalieri e la fruizione dei permessi per la legge 104/92 per i mesi di marzo e aprile. Se non sia possibile nemmeno adottare queste misure “allora il dirigente può esentare il personale dipendente dal servizio con un proprio provvedimento”. Il periodo di esenzione – come scritto nella circolare – costituisce servizio prestato ai fine economici e previdenziali, ma non verranno corrisposti i buoni pasto. Questi ultimi non sono comunque erogati al lavoratore agile, così come le prestazioni straordinarie, notturne o festive, le protrazioni dell’orario di lavoro aggiuntive e i permessi brevi.