Dimaro – Al teatro comunale di Dimaro-Folgarida è andata in scena la conferenza stampa del neo allenatore del Napoli, Luciano Spalletti. E’ stato il primo incontro ufficiale in Val di Sole dopo i primi tre allenamenti sul campo di Carciato. Il tecnico toscano ha risposto alle domande dei giornalisti dopo i primi giorni di ritiro. Presenti in sala anche Aurelio De Laurentiis e Cristiano Giuntoli.
La conferenza completa:
Ha messo subito molta attenzione ai dettagli, quali sono le caratteristiche che vuole sempre vedere in campo? “Bisogna dare fiducia ai giocatori, portare un messaggio chiaro, creare un qualcosa stimolante per i giocatori ed in cui possano riconoscersi per allenarsi con piacere e motivarsi di continuo. Poi le caratteristiche dipendono anche dai giocatori, soprattutto nella trequarti avversari, con Osimhen le altre squadre ci faranno giocare nel traffico, lì dentro dovremo trovare soluzioni”.
Ha trovato ciò che si aspettava vedendo alcuni giocatori? Chi l’ha sorpreso positivamente? “Sensazioni in generale sono quelle per cui ho accettato, questa panchina è motivo d’orgoglio e responsabilità e bisogna andare a fare delle scelte, ma è ancora presto per tirare le somme, mancano molti campioni e quelli che ci sono hanno confermato le qualità che conosciamo tutti”.
Sul gesto di applaudire i tifosi all’ingresso in campo: “E’ venuto naturale, bisogna ricordare che dobbiamo essere riconoscenti a chi ci supporta, soprattutto se vanno a spendere le sacre ferie per venire a starti vicino e motivarti, questo dobbiamo ricordarcelo, ma è venuto naturale salutare”.
Sul comportamento della nazionale dal punto di vista del gioco: “Non ha fatto sempre la stessa cosa, è stata completa, ma ha fatto tutte le scelte di squadra, di gruppo e quando ha dovuto mettersi anche nell’angolo perché l’avversario in quel momento picchiava più forte, ha scelto dove fargli tirare i colpi per poi ribaltare la situazione. Sono fondamentali i giocatori, ma Mancini ci ha messo del suo, complimenti. C’è un particolare: alcuni avevano già vinto nelle nazionali giovanili, se ti abitui ad un certo comportamento, aiuta a ripeterlo”.
Che ne pensa di Osimhen dopo averlo visto da vicino? De Laurentiis voleva un Napoli “Osimheniano”, quest’anno lo sarà? “Sarà un punto di forza, ci andremo ad appoggiare a lui, è completo, oltre alle qualità del campione, a saper far gol, ci mette anche altro nella partita, la gara è un box che va riempito, lui ce le mette tutte, soprattutto il battersi per i compagni, diventa importante per il gruppo, se comincia lui è più facile andargli dietro, poi ha anche qualche punto dove deve migliorare e si va a stimolarlo e lavorarci e per questo andiamo a proporgli come oggi alcune cose e lui non fa una piega e dà disponibilità ed esegue, meglio di così”.
Spesso si dice Spalletti aziendalista, ci spiega il significato dal suo punto di vista? “E’ corretto. Io non vado a creare problemi dove lavoro, mi confronto sui temi da portare avanti insieme, e trovare insieme le soluzioni. Non devo creare debiti assurdi per rovinare la situazione, si prova ad ottimizzare il massimo senza a buttar via niente di quello che è possibile utilizzare. Non mi crea alcun fastidio, bisogna far così, ottimizzare e non disperdere o sperperare. Le mie origini dicono questo, vengo dalla campagna, dal lavoro, non solo per uno schiaffo alla povertà ma anche per la situazione che si vive. Poi è chiaro che bisognerà fare una squadra forte, il presidente lo sa che c’è concorrenza con quelle 7 squadre fortissime, bisogna creare un gruppo di 23 giocatori forti con tutte le gare che ci sono in settimana perché alcune andranno per forza a chi gioca di meno e le competizioni si vincono e perdono per un gol, io uscii dalla Champions con l’Inter 3 anni fa per un gol e poi entrai in Champions all’ultima partita, anche quel punto fa la differenza”.
Il Napoli giocherà ed alternerà più moduli? “Deve essere così, anche per stimolare e piacere ai giocatori, creare sorprese, pure per gli avversari ed essere meno controllabili. Nel 4-2-3-1 si riesce a dare equilibri ad entrambe le fasi, il 4-3-3 è molto simile spostando il vertice in basso, ma in possesso bisogna fare qualcosa di più. L’Italia ma anche i migliori club europei ormai riescono a sfruttare tutta la lateralità del fronte offensivo e dentro i giocolieri si sostituiscono nei ruoli, il punto è proprio lì entrare e uscire dalla trequarti, non sostare sulla linea difensiva, andando 5 metri sopra o 2 sotto e viceversa, facendogli trovare un cliente e poi un altro”.
Per la Champions, in che modo può incidere lei ed in che ruoli serve il mercato? “Il lavoro incide sempre, sul campo bisogna creare le idee e dove vogliamo andare, l’obiettivo devi vederlo per andare dove vuoi andare. Mi rendo conto di alcune cose e poi questa squadra ha bisogno di ruoli doppi, quando giochi giovedì-domenica di continuo c’è il recupero e non possono dare il loro meglio e poi sostituire al meglio nel caso quelli forti, l’allenatore viene di conseguenza”.
Il Napoli ha alternato i portieri, farà lo stesso anche lei o si può dire che Meret sarà il titolare? “Secondo me Ospina domattina ti telefona, io non voglio correre questo rischio e dico che ho due portieri, io alla Roma ho avuto Szcesczny e Alisson, poi si valuta, le insidie sono dietro l’angolo e capitano anche ai portieri. Servono due menti forti”.
E’ la sua seconda volta in Trentino: cosa ne pensa? “Sarà difficile restare sempre concentrati di fronte a questa bellezza. E’ un posto di vacanza, si sta bene, quando si sta troppo bene ci sono divagazioni, ma è un gioco di parole, complimenti per l’organizzazione rispondendo a tutte le esigenze e richieste, io ci vengo per la seconda volta. Si lavorerà al meglio per ottimizzare e farsi trovare pronti”.
Che lavoro chiede ai centrocampisti? Ha avuto risposte già da Gaetano, Lobotka, Elmas? “Devono seguire l’azione offensiva, aiutarli a pressare, chiedo tanti km perché sono quelli che portano a casa i numeri più importanti di corsa, di solito uno ne fa 11-12km, i centrocampisti sforano quasi sempre e poi devono essere sempre a disposizione della palla, il centrocampista è sempre on line, sempre connesso, è dentro il pallone, nell’aria dentro, non dietro, poi c’è chi ci riesce di più e meno. Demme è uno di quelli che ci riesce meglio, Elmas pure, hanno disponibilità alla corsa ed aiutare, si buttano sempre nella situazione mezza e mezza, come un po’ tutta la squadra. Lobotka mi fa piacere vederlo, lo guardammo anche noi dell’Inter sul mercato, Gaetano è un talentino, c’è ancora da valutare, lui dice di voler giocare da trequartista, ma guardandolo bene può anche stare 5 metri dietro e costruisce sotto mentre sopra c’è l’impatto fisico perché lui tecnicamente è delizioso”. Su Lobotka e Gaetano: “Sono due calciatori diversi. Lobotka mi fa piacere vederlo, il suo nome era stato valutato anche all’Inter quando c’ero io, l’avevamo osservato quando fu messo sul mercato. Gaetano è un talentino che è ancora da valutare. Lui dice di voler giocare da trequartista, ma guardandolo bene può essere anche quello che costruisce sotto, cinque metri più dietro, non dove c’è l’impatto fisico. Sotto l’aspetto della tecnica è delizioso”.
Ci sono tanti giovani qui: c’è qualcuno che l’ha impressionata? “Bisogna tenere sempre contatto tra ciò che si può tirare fuori dal settore giovanile e gli obiettivi. Bisogna tirar fuori un campione subito in questo caso perché il Napoli ambisce a un risultato importante. Tutino è un calciatore forte, stiamo dalla sua parte, è un campioncino. Poi ci sono anche altri calciatori nella squadra. Ci sono extra-campioni e i super-campioni, non solo i campioni. Noi dovemmo vendere Alisson perché avevamo Szczesny alla Roma: ne avevamo due forti e uno andava venduto. La stessa cosa con Tutino: qui c’è Osimhen, poi c’è Petagna che ha fatto un percorso importante per essere a questi livelli, ha fatto vedere che qualità. Nel reparto offensivo abbiamo diversi centrocampisti buoni e attaccanti che possono dare una mano al Napoli”.
Ci spiega perché a centrocampo c’è un quadrato sul campo di Carciato? “Quando facciamo le partitine da metà campo alla porta. Le righe sono un riferimento. I difensori, quando il trequartista punta la linea, devono scappare. C’è un momento poi in cui il dirimpettaio si ferma e mette fuori la palla. Bisogna stare 4-5 metri fuori dall’area di rigore. Come fai a sapere dove stare se la riga non c’è? Quindi il quadrato serve ai difensori in questo tipo di partitine. I difensori hanno bisogno di un riferimento per sapere quando riattaccare la palla quando sono puntati frontalmente”.
La prima impressione su Koulibaly e sulla coppia con Manolas: “E’ uno che tutti vorrebbero, è in primis un vice-capitano, ce ne sono diversi, pure Mertens credo e ne stanno nascendo tanti. Se fosse per me, lui resta a Napoli, lui è difficile da sostituire, è apprezzato da tutti i compagni, parla di continuo ed è perfetto, si fanno i complimenti per la serietà dell’uomo e del calciatore ed anche quando entra nello spogliatoio senza parlare tutti rispettano la sua presenza per ciò che ha dimostrato ed imposto. La coppia con Manolas ci permetterebbe di aggredire alto perché sono entrambi veloci e la palla alle spalle non la soffrirebbero, lavorandoci su ma sono 2 elementi che ti permettono di fare tutto, giocare con la linea alta uomo su uomo, o dentro l’area e ti montano sopra con fisicità, due carrarmati. Bisogna migliorare sulla costruzione del gioco, se ti aspettano non puoi giocare sugli attaccanti ma entrare dentro e proporre, ma l’hanno già fatto in passato. Stamattina se n’è parlato e sono d’accordo su tutto”.
Sulla linea difensiva che ha funzionato solo con allenamenti maniacali, quasi vincendo il titolo, mentre in altre occasioni con meno allenamento non s’è qualificata. “Bisogna coinvolgere i giocatori nel progetto, devono sentirsi parte integrante, ci si allena da tutte le parti, ma la linea difensiva seppur allenata bene prende gol senza l’aiuto degli altri, se un attaccante ha 5 possibilità mentre il difensore ha un solo tempo per scappare o uscire”.
E’ il primo anno in cui allena con l’uscita dal basso in cui si può entrare in area di rigore. “Sì, ora è un po’ più facile e mi sembra pure giusta, l’azione va cominciata, un po’ dipende da noi, ma anche dagli altri perché si vengono ad aggredire si aprono più possibilità. La palla va trattata bene, più possibile bisognerà iniziare dal basso”.
Sugli esterni. Come ha visto Malcuit? C’è Di Lorenzo, manca qualcosa? “Valutiamo anche Ghoulam, quello che sarà, pare che proceda bene altrimenti un terzino sinistro è necessario, diciamolo altrimenti sembra che non dico niente (ride, ndr). Con un motore come quello di Di Lorenzo va bene, con altri devi fare ragionamenti diversi. Malcuit attacca la bandierina, un po’ di fase difensiva è necessaria, Mario Rui lo conosciamo, ha esperienza, attraversa la tecnica prende le posizioni congeniali, se lo costringi a difendere di continuo va in difficoltà, ma se col piede che ha porta il duello nel possesso nostro allora fa faticare l’avversario e subisce meno”.
Trova analogie con le sue esperienze passate? “Arrivare tra le prime quattro è difficile per tutti. Lottare per il vertice è difficilissimo. Il lavoro va fatto perché poi non è che si possono fare paragoni con il passato, tutte le cose cambiano, si evolvono e migliorano per tutti. Non so fare un paragone. Guardo gli allenatori che ci sono in Serie A, il calcio che hanno proposto e quelle che erano più in difficoltà hanno già cambiato gli allenatori, prendendo gente di personalità spiccata. Io spero di andare avanti, anche perché indietro ci sono già stato e non ci voglio tornare. Spero di andare più in là, dove si arriverà lo dirà il tempo”.
Oggi l’abbiamo vista prendere appunti mentre parlava con Giuntoli e Pompilio: si parlava di mercato, magari di Emerson Palmieri?
“Sembra che prendo appunti, ma scarabocchio. Giuntoli e lo stesso presidente De Laurentiis, in un momento come questo, mi facilitano il lavoro. Averli qui a disposizione per potersi confrontare è importante, bisogna fare il punto della situazione. In questo momento si prendono decisioni importanti per tutto il campionato, per questo siamo sempre vicini. Cristiano è un direttore sportivo fortissimo”.
Bisognerà lavorare anche sull’aspetto caratteriale? “L’aspetto caratteriale è importante ed è dunque un tasto che si va a toccare. Si va a riprendere delle situazioni di gioco con i calciatori, è la gestione del grigio che c’è tra il bianco e il nero ad essere importante. Nel grigio ci sono tante sfumature. Ci sono menti forti e menti un po’ più deboli, quindi ci si va a conoscere bene e poi di conseguenza si prova anche lì a fare un lavoro. Si passano dei momenti in cui c’è bisogno di supporto. La vita è fatta di molti difficili e pochi belli, bisogna saperli individuare, sapersene accorgere. E questo è il lavoro che abbiamo sempre sognato. Noi che facciamo parte di questo mondo qui lo sognavamo fin da bambini, quindi bisogna farlo con piacere. Se lo fai con tensione, creandoti un po’ di difficoltà, allora diventa quasi impossibile vincere. E’ un po’ la forza che distingue i campioni dai quasi-campioni”.
Demme può diventare la chiave del suo gioco, come Pizarro alla Roma? “E’ già il Pizarro della Roma. E’ uno che sa trattare palla, sa stare nel ruolo del regista. Sa abbinare bene questo gioco corto con qualche lancio. Io gli ho detto che in Inghilterra danno un premio a chi gira più la testa, a chi si volta di più. Se lo fanno in Italia non lo vinci, questo gli ho detto. Deve farlo di più. Quella del vedere dove non guardo è una caratteristica fondamentale nel calcio e lui questa testa deve girarla di più. Sono i passaggi alle spalle che creano il vuoto per andare a scardinare le difese”.
Crede di riuscire a coniugare tutte le esigenze della squadra e del club? “Ci sono obiettivi tecnici e degli obblighi finanziari da tener conto. E’ chiaro che lo sbocco per mettere a posto i conti è arrivare in Champions League, quindi bisogna tenere conto di entrambe le situazioni. Il presidente lo sa”.
Il 4-2-3-1 si adatta bene ai calciatori che ha? “I calciatori sono giusti per fare questo modulo, sempre mettendoci dentro qualcosa di più e creando qualcosa che possa essere stimolante. Ci siamo trovati. La squadra lo fa già da un po’ di tempo”.
Dal mercato si aspetta profili giovani o esperti? Florenzi è un nome che stuzzica?
“Cambia poco, l’essenziale è che siano forti. E’ il livello di qualità che conta. Non sei quello giovane o quello vecchio, sei quello che fai. Ci vuole gente che fa cose da calciatore forte, da campione. A destra abbiamo due terzini che ci fanno stare tranquilli, anche se Florenzi è un grandissimo sotto tutti gli aspetti. Se ora sono ad allenare il Napoli è un po’ merito anche suo”.
Stai navigando all'interno del nostro sito web archivio che comprende gli articoli dal 2017 a fine 2021.
Per le notizie in tempo reale ti invitiamo a visitare Anteprima24.it