Napoli – Amnistia, ma anche misure alternative e una immediata sanificazione degli ambienti. I parenti dei detenuti delle carceri della Campania e in particolare di quelli di Poggioreale e Secondigliano, dove l’8 marzo è andata in scena una rivolta, come negli altri penitenziari italiana, hanno scritto una lettera-appello affinché il governo possa accogliere le loro richieste e quelle dei detenuti che rischiano per il propagarsi del Covid-19.
“Una rabbia che viene da lontano, per le condizioni di vita che i detenuti sono costretti a vivere da molto tempo con sovraffollamento sempre in crescita e condizioni igieniche e sanitarie molto precarie – scrivono – In questo contesto, quanto il governo Conte stabiliva che per far fronte all’emergenza sanitaria del nuovo coronavirus fossero vietati gli assembramenti, chiuse le scuole e imposta una distanza di almeno un metro tra le persone, non si teneva conto del fatto che i detenuti sono costretti a stare in celle sovraffollate, ammassati uno sull’altro, e costantemente esposti al rischio di contagio per la presenza di personale che entra ed esce dalle carceri”.
Secondo i parenti dei detenuti campani è necessario sfollare le carceri adottando i provvedimenti di decongestionamento immediato. “Con le nuove misure prese dal governo al massimo ne usciranno 3mila in tutta Italia a fronte di un sovraffollamento di circa 15mila detenuti”. E quindi fanno un elenco dei benefici che pretendono per i propri familiari. “Pretendiamo che il ricorso alla custodia cautelare in carcere avvenga solo nei casi di assoluta necessità, che vengano sospesi per almeno sei mesi gli ordini di esecuzione delle pene, che vengano bloccati i trasferimenti dei presunti partecipanti alle rivolte, venga implementato il servizio di videochiamate, in modo stabile e non in sostituzione dei colloqui”. Ma subito vogliono mascherine, gel ingienizzante, sanificazione di tutti gli ambienti, a cominciare dagli spazi comuni.
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