Napoli – A novembre 2019, quando fu nominata da De Magistris assessora alla cultura, non fece nemmeno in tempo a varcare il portone di Palazzo San Giacomo che già innescò la prima polemica.
E’ stato il destino di Eleonora De Majo, dimessasi ieri dalla giunta arancione: all’epoca, a firmare un comunicato che esprimeva tutta la contrarietà alla sua nomina fu la Comunità ebraica di Napoli.
In una nota, la presidentessa Lydia Schapirer si diceva “sconcertata” dalle frasi dell’esponente di Insurgencia, movimento in aperta polemica con lo Stato d’Israele.
La Comunità ebraica ricordava che la De Majo “aveva affermato che il ‘sionismo è nazismo’, aveva paragonato l’allora premier israeliano Netanyahu a Hitler, aveva definito il governo israeliano ‘un manipolo di assassini’ e gli israeliani ‘porci, accecati dall’odio, negazionisti e traditori finanche della loro stessa tragedia”.
Il 7 gennaio 2020, quando si posero 9 pietre d’inciampo in piazza Bovio in memoria di altrettante vittime ebree napoletane della Shoah e il giorno della Memoria dello stesso, scorso anno segnarono lo strappo definitivo con la Comunità che decise di disertare gli eventi organizzati dal Comune per andare in piazza, in segno di protesta, solo 3 giorni dopo il 27 gennaio.
Uno strappo mai più ricucito con la giunta De Magistris, se è vero che la notizia dell’addio a Palazzo San Giacomo della De Majo, oggi, è accolto con freddezza in vico Santa Maria a Cappella Vecchia.
“La Comunità si è già espressa in passato su specifiche affermazioni e su argomenti a noi cari trattati dall’attuale amministrazione cittadina. Per quanto riguarda le dimissioni della consigliera de Majo da assessore alla cultura, non abbiamo nulla da dichiarare”, dice la Schapirer.
Meglio, per la rappresentante della Comunità ebraica, rivolgere lo sguardo alla futura amministrazione: “Qualunque essa sia, auspichiamo che possa instaurarsi un clima di dialogo al quale noi non ci siamo mai sottratti, nel rispetto reciproco dei ruoli istituzionali e delle sensibilità di ciascuno”.
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