Napoli – Tutte le occasioni sono buone per fare un po’ di demagogia, e questa mattina abbiamo assistito, in Campania, al festival del luogo comune: mamme che hanno portato bimbi di 5 anni a protestare sotto la sede della Regione contro la chiusura delle scuole, bambini posizionati da qualche adulto buontempone all’esterno di una scuola, con tanto di grembiulino e banco, costretto a fissare un cancello chiuso, e altre amenità. Naturalmente, le foto delle “proteste” sono state pubblicate in tempo reale sui social. “La scuola non si chiude!” è il grido di battaglia. Già, ma quale scuola?
Chi scrive ha avuto modo, nelle ultime settimane, e in particolare negli ultimi giorni, di verificare sul campo cosa stava accadendo negli istituti campani: il caos totale. Il motivo? Semplice: per tenere aperte le scuole sono stati messi a punto protocolli giustamente rigidissimi, che hanno prodotto paradossi prevedibili. Prendiamo un esempio, un liceo con mille studenti e 100 insegnanti. Ogni volta che un alunno risulta positivo, la sua classe va in isolamento e deve fare il tampone. In più, vanno in isolamento anche i docenti che hanno insegnato in quella classe, che a loro volta devono mettersi in isolamento e fare il tampone. Se in media, ogni giorno, in quel liceo (e siamo ottimisti) si contagiano due alunni, almeno due classi, circa 40 studenti, e una decina di insegnanti devono andare in isolamento e aspettare il tampone. Il che significa che gli alunni delle altre classi vanno a scuola ma non trovano i docenti. E’ anche accaduto che docenti e studenti, in attesa di una comunicazione dell’Asl, siano andati comunque a scuola per un giorno o due già sapendo di essere stati a contatto con soggetti positivi. Ma andiamo oltre.
Gli stessi docenti, che naturalmente coprono più classi, si trovano più o meno ogni settimana con una delle loro classi con uno studente positivo. Il che significa che devono fare un tampone a settimana, e nell’attesa del risultato restano a casa. Una situazione che definire critica è un eufemismo.
Ma c’è dell’altro: i compagni di classe dei positivi, finiscono per cadere inevitabilmente in uno stato di tensione, se non di vero e proprio terrore. Notizie incontrollate si diffondono nelle chat, col risultato, fino a tarda sera, di tenere tutti col fiato sospeso. Nei giorni scorsi, in diverse scuole, già le assenze si erano moltiplicate, perché molte famiglie preferivano tenere i figli a casa. Insomma, un mezzo disastro, con i dirigenti scolastici alle prese con una situazione difficile, se non impossibile, da gestire, le Asl prese d’assalto da decine di studenti e docenti in attesa di essere tamponati, le famiglie preoccupate, i sindaci impegnati a tenere a bada le famiglie. Quando si parla di “tenere aperte le scuole”, principio sacrosanto, si dovrebbe anche dire se tenerle aperte in questa condizioni valga davvero la pena.