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NAPOLI. Dopo i vicoli di Forcella, la faida scatenata dalla “paranza dei bambini” era pronta a insanguinare anche gli spalti dello stadio San Paolo di Napoli.
Estate 2015, a poche settimane di distanza dall’omicidio del babyboss Emanuele Sibillo in via Oronzio Costa, un ultrà dei Mastiffs viene accoltellato nel cuore della Curva A. È la miccia che ha rischiato di innescare una guerra senza precedenti nel mondo del tifo organizzato azzurro, ma un summit tra i massimi esponenti del “sistema” dei Decumani avrebbe scongiurato in tempo il dramma.
A rivelare il clamoroso e inquietante retroscena è il neo collaboratore di giustizia Gennaro De Tommaso, alias “Genny ’a carogna”, ex narcos e soprattutto uomo di punta del gruppo ultrà dei Mastiffs di piazza San Gaetano.
La collaborazione di De Tommaso con lo Stato inizia nel segno della continuità, battendo gli stessi punti che nel corso della sua carriera criminale lo avevano portato al vertice del “sistema” dei Decumani. “’A carogna” è un fiume in piena e nel corso del primo interrogatorio reso agli inquirenti della Dda seziona sul tavolo della verità uno degli episodi più inquietanti che si siano mai verificati sugli spalti dello stadio San Paolo: l’accoltellamento di un tifoso dei Mastiffs, consumatosi in Curva A durante l’intervallo di Napoli-Sampdoria andata in scena il 30 agosto del 2015. Quello che ne viene fuori è un racconto da brividi, sullo sfondo del quale si staglia la feroce rivalità tra il clan della “paranza dei bambini” e il cartello Esposito-Genidoni del rione Sanità, all’epoca impegnati in una faida senza quartiere né pietà.
Il verbale di interrogatorio, anticipato dal quotidiano “Roma” di oggi, risale appena al 20 marzo scorso. Da pochi giorni De Tommaso aveva deciso di dare un taglio ai suoi trascorsi da malavitoso e in sede di interrogatorio innanzi al pm della Dda Francesco De Falco vuota il sacco facendo nomi, cognomi e rivelando il movente di quella feroce aggressione: vale a dire la presunta simpatia della vittima del ferimento per il babyboss Emanuele Sibillo, ucciso quasi due mesi prima in un agguato in via Oronzio Costa. La circostanza viene riferita in occasione del riconoscimento, da parte di “’a carogna”, di uno degli esponenti della “paranza dei bambini”: «“’O cafone” (Luca Capuano, ndr) è un affiliato al clan Sibillo. Stava sempre con Emanuele. Ho anche un fermo con lui perché mentre mi trovavo al Borgo Sant’Antonio con altre persone, tra cui lui e Antonio Napoletano, arrivò la polizia e ci portò in commissariato. Napoletano era però riuscito a scappare». Ricostruito il contesto, il 43enne neo pentito punta quindi dritto al nocciolo della storia: «Mi trovavo lì perché ero stato convocato da Napoletano, il quale voleva sapere dell’accoltellamento allo stadio in Curva A». E quella storia Gennaro De Tommaso, all’epoca indiscusso capo del gruppo dei Mastiffs, sembra conoscerla molto bene: «Era accaduto che era stato accoltellato un ragazzo che faceva parte dei Mastiffs di cui però non ricordo il nome. Era stato colpito dai ragazzi del rione Sanità che andavano a vedere la partita con il gruppo della Sanità. La causa fu che il ragazzo accoltellato era simpatizzante di Emanuele Sibillo e, una volta morto Sibillo, questi ragazzi che stavano insieme agli Esposito, e allo stadio c’era anche Emanuele Esposito, realizzarono una ritorsione contro i Sibillo. Quel giorno io non ero allo stadio perché diffidato». Quell’aggressione così eclatante non cadde nel vuoto. I babyras di piazza San Gaetano pretesero infatti di conoscere il nome dell’autore dell’affronto. Chiaro l’obiettivo: quell’onta poteva essere pulita soltanto con altro sangue: «Napoletano – riferisce De Tommaso al pubblico ministero – mi mandò a chiamare per capire chi era stato, dal momento che voleva fare la stessa cosa. Io gli chiesi di evitare perché se fossero accaduti altri fatti del genere allo stadio avrebbero chiuso la Curva a tutti i tifosi. Il ragazzo della Sanità fu poi arrestato». Sono queste le prime, inedite rivelazioni fornite da “Genny ’a carogna” destinate a segnare uno spartiacque senza precedenti nel mondo ultrà napoletano.