Napoli – Soffierà settanta candeline l’accumulatore di storie e vite che racchiude nei suoi libri e legge al mondo, Erri De Luca.
Da scrittore a poeta e traduttore, da attore teatrale a regista di cortometraggi, Erri De Luca è un creativo e creatore. Non ama definirsi un intellettuale perché nella sua vita è stato molto di più, ha svolto una molteplicità di lavori che l’hanno portato anche a ricostruire, pezzo dopo pezzo, una Napoli atterrita dal terremoto.
Nel parlare di sé, racconta: “Ho fatto il mestiere più antico del mondo. Non la prostituta, ma l’equivalente maschile, l’operaio, che vende il suo corpo da forza lavoro”. E ora, invece, svolge forse una delle attività più appaganti di sempre, dare voce a storie e personaggi di altri tempi ma sempre attuali.
Un 20 maggio di molto tempo fa, lo scrittore ha lasciato Napoli, l’amata città di cui continuerà sempre a raccontare i grovigli di situazioni e la profondità del mare, trasferendosi a Roma, dove poco distante ha trascorso la sua quarantena, in giardino e tra gli alberi con “pacienza”.
La stessa “pacienza” di cui svela il significato nel libro Tu, Mio e ha accompagnato anche i nostri giorni di chiusura forzata: “È bella la pacienza in napoletano perché mette un po’ della parola pace dentro la pazienza”.
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