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Come fare il candidato sindaco di Napoli (senza esserlo): modello Maresca, modello D’Angelo

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Napoli – Come fare il candidato sindaco di Napoli senza esserlo veramente. Ad oggi, ci sono due modelli che vanno per la maggiore.

Modello Catello Maresca. Quello che fa più scalpore (tranne dove dovrebbe farlo: al Csm) “Candidato a sua insaputa”, a detta del sindaco Luigi De Magistris. Che è riuscito, in questo modo, a strappare un sorriso di compiacimento anche a Gennaro Migliore di Italia Viva. Il che, per i rapporti non proprio amorevoli tra renziani e il leader arancione, è tutto dire.

Allora: ufficialmente, Maresca è il sostituto Procuratore generale a Napoli. Oltre che un simbolo dell’anticamorra dopo la cattura dei boss dei Casalesi. Oltre che il protagonista di docufilm che ne esaltano le doti di magistrato. Oltre che scrittore. Maresca è questo e basta. Ufficialmente.

Ma la prima a volerlo nel campo politico è stata, già lo scorso anno quando c’era da individuare un candidato del centrodestra per le regionali, Mara Carfagna. Non se ne fece nulla dopo un bel pò di abboccamenti solo perché mentre lui era e non era in campo, De Luca faceva incetta di liste. E, complice l’emergenza Covid, si ergeva a salvatore della patria. 

Ora. Come fa Maresca a fare il candidato sindaco di Napoli senza esserlo veramente?

1) Chiedendo a tutti coloro i quali hanno lavorato (e lavorano) con lui, soprattutto nell’ambito delle forze dell’ordine quindi, la disponibilità a candidarsi.

2) Facendo filtrare che ha già 5 liste belle e fatte.

3) Presenziando a incontri con quasi tutti i politici del centrodestra.

4) Andando in giro per i quartieri di Napoli a incontrare “le realtà del territorio”.

5) Collegandosi da remoto a un sacco di iniziative sulla legalità che organizzano le scuole (ma facendo bene attenzione a qualche domanda diretta a proposito del suo status da parte degli studenti. A proposito, il prossimo appuntamento l’ha in agenda martedì, a Scafati, territorio dove Carfagna padre è stato preside).  

6) Chiamando quelli che per tutto il mondo (tranne che per lui e il Csm) sono incontri elettorali, “momenti di ascolto”.

7) Lasciando dire persino a Matteo Salvini che lui sarebbe il candidato ideale per Napoli. 

8) Facendo intendere che si è incazzato un pò per quella esternazione del leader della Lega (perché lui vuole essere “civico”. Non vuole nemmeno i simboli del centrodestra accanto al suo nome: deve essere il popolo e basta a volerlo a gran voce alla sua guida)

9) Lasciando sbizzarrire i giornali su quando uscirà allo scoperto (Fra qualche minuto. Domani. Dopodomani. Nel fine settimana. No, la prossima. A fine mese. Dopo la partita del Napoli).

10) Non impedendo una intervista al suo editore in cui quest’ultimo diceva: “Dopo Pasqua mi ha confidato che ufficializza la sua discesa in campo”.

11) Facendo capire (sembrerebbe questa l’ultima) che sabato darà l’annuncio (urbi et orbi) in una televisione locale.   

Fin qui, il modello Maresca.

Poi, per come fare il candidato sindaco di Napoli senza esserlo, c’è il modello Sergio D’Angelo. Molto più tradizionale, a dire la verità. Tant’è che è stato già copiato da Riccardo Monti, ad esempio.

1) Radunare un pò di suoi amici.

2) Sollecitarli a una raccolta firme per invocare la sua discesa in campo.

3) Far loro esporre anche dei manifesti, belli grandi (3 per 6), perché bisogna far capire che la città proprio non ce la fa più a vivere senza la sua candidatura.

4) Dare la propria disponibilità sui giornali.

5) Dirsi pronto, “per il bene di Napoli”.

6) Dirsi pronto, sempre “per il bene di Napoli”, anche a fare un passo indietro, eh!

7) Scrivere ancora oggi su Facebook: “Io sono a disposizione perché la mia, la nostra Napoli, vive un momento di difficoltà senza precedenti e il suo futuro non può essere deciso sul tavolo da gioco della tattica politica”.

8) Ribadire, nello stesso post, i suoi valori: “Sono un uomo che crede da sempre nel valore della partecipazione e nel fatto che non può esserci dibattito sano sul futuro di una città se manca il coinvolgimento delle reti civiche, dei movimenti sociali, dei comitati in difesa dell’ambiente, insomma di tutto quell’ecosistema di esperienze che è il sale della democrazia di ogni territorio”.

9) Suggerire, nello stesso post, già una ricetta: “Dallo stallo in cui ci ritroviamo a pochi mesi dalle elezioni, senza candidati inclusivi o credibili e, di conseguenza, senza programmi, si può uscire solo valorizzando davvero le donne e gli uomini che disinteressatamente ogni giorno si sporcano le mani per cambiare le cose. Se il mio nome può essere un incentivo per un’inversione di rotta ne sono contento”.

10) Sottolineare, nello stesso post: “Questo non è più il momento delle fughe in avanti, di candidature solitarie. Arriveranno risorse che permetteranno di progettare la città che vogliamo e che dovranno trasformarsi in investimenti per il futuro”.

11) Chiudere lo stesso post così: “Adesso bisogna decidere e per questo mi rivolgo alle forze democratiche della nostra città perché credo davvero che sia arrivato il momento di cominciare a disegnare a tante mani il progetto della Napoli di domani“.

Che arrivi presto, domani.

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