Napoli – Oggi doveva essere la giornata del ritorno della politica in piazza, con il comizio di Antonio Bassolino. Lo è stata, in piazza Carità. Ma mentre l’ex Governatore prendeva la parola, da cellulare a cellulare, ha cominciato a diramarsi anche un sondaggio “riservato” che, inevitabilmente, ha distolto l’attenzione.
Niente di particolarmente nuovo: una campagna elettorale è anche fatta di colpi bassi. E, con tutti i candidati sindaco in campo, era quasi inevitabile che partisse la battaglia anche sul fronte dei numeri (o presunti tali) che misurano il gradimento di leader, partiti e coalizioni.
Tant’è che nei prossimi giorni è atteso un sondaggio ufficiale. E lo stesso Bassolino ne avrebbe commissionato un altro per le prossime settimane.
Nel frattempo, però, dicevamo di quello “riservato” che è rimbalzato di cellulare in cellulare. Quest’ultimo vedrebbe ancora un testa a testa tra Gaetano Manfredi e Catello Maresca. Andando un pò a confermare quello ufficiale dell’istituto demoscopico di Antonio Noto pubblicato il 6 giugno scorso da Il Mattino e che dava Manfredi al 43% e Maresca al 38%. Anzi, con una forbice che si sarebbe ulteriormente ridotta.
Tutti gli altri competitor per Palazzo San Giacomo, compreso Antonio Bassolino, sarebbero ancora assai dietro.
Tutto questo scenario, naturalmente, prima ancora di misurare la forza trainante delle liste che saranno al fianco dell’uno o dell’altro candidato sindaco, prendendo in considerazione solamente la popolarità da cui partono i leader.
Ma tant’è. Andando ai fatti. Anzi ancora ai numeri del comizio. Quanti ne erano in piazza Carità ad ascoltare Bassolino? Sicuramente si sono visti quasi tutti i suoi. Per il resto, non è quella una piazza che può essere un test di popolarità, sia per lo spazio che offre che per il traffico e i passanti che, all’ora del comizio, alle 18, già di per sé la riempiono caoticamente.
E’ stato, quindi, quello di Bassolino, più che altro una chiamata alle armi per chi le armi, nel suo nome, ha già deciso di impugnarle. Tant’è che il suo grido di battaglia è cominciato così: “Compagne e compagni!”.
Bassolino ha ricordato la scuola da cui proviene: quella del Pci nella quale ha imparato l’arte del comizio da Giorgio Amendola (“che faceva i comizi tuonando”), Pietro Ingrao (“che era un poeta della piazza”), Enrico Berlinguer (“carisma unico”), Alfredo Reichlin (“che aveva l’abitudine di interloquire con chi stava sotto al palco e aveva la capacità di cambiare argomento leggendo gli occhi delle persone che lo ascoltavano. Chiedeva loro: ‘E tu? E tu operaio, contadino, cittadino?’ E si prendeva anche lunghe pause di 40, 50 secondi. Fino a quando caricava le persone dicendo ‘devi continuare la battaglia’…”).
Ecco. Ai tempi dei social e di WhatsApp, Bassolino ha dovuto improvvisare il comizio ai tempi del sondaggio-lampo. E, significativamente, quantomeno a tratti, l’ha fatto più accarezzando la destra (“Ho deciso di candidarmi quando ho appoggiato la mano sulla tomba di Piero Isotta”) che il centrosinistra (“Io non mi nascondo: sono nato e cresciuto nel Pci, sono un fondatore del Pd. Ma ora sostanzialmente un uomo delle istituzioni”). Bisognerà vedere se i prossimi numeri gli daranno ragione.