NAPOLI – Se state pensando di andare in pellegrinaggio a Fuorigrotta, sotto al settore distinti dello stadio, per recitare la vostra preghiera laica davanti alla statua di Maradona scoperta ieri, fermatevi: sarebbe un viaggio inutile.
Oggi, davanti ai distinti dove ieri, da Alessandro Renica a Bruno Giordano e Beppe Bruscolotti, in tanti ex azzurri si sono emozionati assieme a centinaia di tifosi a un anno esatto dalla scomparsa di Diego, è rimasta solo la composizione di fiori che disegna un grande dieci sulla zolla verde dove ieri era stata issata la statua del Pibe.
“Ma come?! Non stava qui? Già se la sono presa?”. Da stamattina, è questa la domanda, tra lo sconforto e l’incredulità, di decine di tifosi o solo curiosi che a piedi o in auto passano in via Marino col pensiero di un omaggio al capitano o solo per l’enigma che ha suscitato la statua firmata dallo scultore Domenico Sepe: “Davvero raffigura Diego col pallone sul destro?!”.
E comunque. La verità è questa: la statua è stata subito rimossa dopo la celebrazione di ieri in occasione del primo anniversario della morte di Maradona perché deve avere l’ok definitivo del Comune per stare lì o dove si vorrà.
Burocrazia batte Maradona 1-0. Oggi, davanti allo stadio, c’è solo il solito scenario: bottiglie, cartacce, erbacce, cancelli, cancellate, pali, paletti, un grande parcheggio. E sullo sfondo quello che dovrebbe essere un luogo accogliente e moderno. Ma che è solo la perfetta fotografia della Napoli del 2021: uno stadio inadeguato per i tempi moderni, per come fa vedere la partita di pallone all’interno e per cosa restituisce al quartiere circostante.
De Laurentiis, ieri, davanti al murales di Diego ai Quartieri, ha dichiarato che è “una fortuna” che la delega allo stadio l’abbia mantenuta il sindaco Gaetano Manfredi. Con lui va d’amore e d’accordo. Se magari continuasse a farlo investendo sull’impianto di Fuorigrotta, che poi significherebbe ridisegnarlo completamente, altro che statua di bronzo: d’oro, davvero.
A memoria di una imprenditoria napoletana capace, una volta tanto, di impostare il gioco. Senza aspettare la mano di Dio.