Napoli – A Roma (e non solo) gira un video del giornalista vicino all’ambiente berlusconiano Nicola Porro. A Napoli (e non solo) gira un neologismo che diverte gli ambienti del centrodestra. Almeno quello (ancora) capace di senso dell’humor.
Entrambi – video e neologismo – sono conseguenze dirette della tensione accumulata nelle stanze di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia nei soli primi due giorni di Catello Maresca candidato sindaco a Napoli. E non solo, a dirla tutta.
Video e neologismo sono rivelatori di uno sconforto generale che sta montando alla base così come tra i massimi vertici dei partiti di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani (che ha preso le redini di Forza Italia dalle mani di Silvio Berlusconi) a proposito di come si sta mettendo la partita delle prossime elezioni amministrative nelle città più importanti.
Roma, Milano e Napoli sono le tre città più importanti che vanno al voto tra settembre e ottobre e finora in nessuna delle 3 il centrodestra ha trovato una vera quadra sul candidato sindaco da lanciare.
Nemmeno a Napoli. Sebbene, solo qualche giorno fa, subito dopo il summit romano, era stata accesa la luce verde per la candidatura di Maresca.
Nel capoluogo partenopeo, il nome dell’ex pm della Dda rimane in corsa. Ma dopo due giorni (due) di dichiarazioni del magistrato che hanno bombardato più che il centrosinistra proprio il centrodestra, una certa perplessità inizia a serpeggiare. E nulla viene dato più per certo. “Se il buongiorno si vede dal mattino…” fa un dirigente napoletano prima di entrare in riunione.
Il video di Porro, quindi. Il giornalista l’ha registrato in aperta critica con le scelte del centrodestra nazionale in vista delle prossime elezioni comunali.
Per il conduttore televisivo e l’autore delle “zuppe di Porro”, il centrodestra si ostina ad affidarsi a candidati di centrosinistra. E su Napoli e il capitolo Maresca la mette così: “Ci troviamo di fronte a un centrodestra che candida a Napoli un magistrato di orientamento giudiziario e correntizio di sinistra”. Una sentenza. Insomma. Politica, ma sempre di sentenza si tratta.
Condivisa, tra l’altro, da chi a Napoli ha coniato il sillogismo di cui sopra: qui “mmescafrancesca”, il termine dialettale che indica un’accozzaglia di cose, è diventato “mmescamaresca”.
Con le sue prime esternazioni da leader indicato dal centrodestra, infatti, agli uomini e alle donne di questa parte politica, Maresca tutto è apparso tranne uno di loro: un mix di grillismo della prima ora (“non sono nè di centrodestra nè di centrosinistra”) e di gratuito antileghismo (“Maresca non è certo stato indicato da Salvini”, ha detto di sè in terza persona il magistrato).
Conseguenza diretta di questo clima, quindi, questo comunicato dei partiti di centrodestra che più freddo non si poteva nei confronti dell’ex pm: “In attesa che il tavolo nazionale definisca il percorso di partecipazione alle elezioni comunali e individui i candidati sindaco delle città chiamate al voto, si sono riuniti oggi i coordinamenti cittadini di Napoli di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia per proseguire l’organizzazione del lavoro comune della coalizione di centrodestra in vista delle prossime amministrative. Il tavolo cittadino auspica che la competizione elettorale si svolga su programmi e iniziative strategiche per offrire un futuro alla città, interrompendo il trentennale, fallimentare modello delle sinistre fatto di promesse, debiti e clientele”.
Punto e basta. Avete letto il nome di Maresca? No, evidentemente. Col centrodestra l’ex pm della Dda è già un separato. Prima ancora di entrare in casa.