Napoli – In tanti si pongono una domanda. Perché il coronavirus non ha aggredito la Campania o il sud in generale? La fortuna non c’entra nulla. Proviamo a fornire una spiegazione. La prima ragione è quasi scontata: la Campania ha avuto la possibilità di anticipare, rispetto alle regioni del Nord, le misure di lockdown. Il virus è arrivato dopo. E il blocco totale ha rallentato la diffusione dell’epidemia. Ma non è solo una questione di tempo. Ci sono altri due fattori che sono decisivi nella guerra (quasi vittoriosa) contro il “mostro”. La bravura dei medici campani: la professionalità dei camici bianchi e la straordinaria capacità di adattarsi alle situazioni di difficoltà sono state fondamentali. I medici campani quasi tutti giorni (non solo al tempo del coronavirus) sono costretti a lavorare in condizioni di precarietà. Tra posti letto che mancano e presidi ospedalieri assaltati. Gestire una fase di emergenza è quasi la normalità negli ospedali campani. Questo ha permesso al personale medico di non collassare. Di controllare bene gli accessi e gestire alla perfezione la carenza di posti letto. C’è poi un’altra spiegazione che ha inciso sul numero bassissimo dei deceduti: una solida rete familiare, che in Campania al contrario del nord, sopravvive. Raramente in Campania gli anziani vengono consegnati alle case di riposo. Ma genitori e nonni continuano a vivere con figli e nipoti. Questo ha consentito di non avere la strage nelle case di riposo. Una combinazione di tre fattori avvicina la Campania alla vittoria. Non chiamatela fortuna.
Non è fortuna. La Campania ha retto perché ha medici bravi e una rete familiare solida
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