Bambini maltrattati, l’allarme del Cesvi: la peggiore è la Campania

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Resta forte il divario tra il Nord e il Sud del Paese per quanto riguarda il rischio di maltrattamento – abusi, violenze e trascuratezza – nei confronti dell’infanzia. È ancora allarme nel Mezzogiorno, dove la Campania rimane in ultima posizione, preceduta da Sicilia, Calabria e Puglia, mentre si riconferma al primo posto come regione più virtuosa l’Emilia Romagna, seguita da Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Toscana. È quanto emerge dalla seconda edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia, “L’ombra della povertà”, realizzato da Cesvi e presentato ieri, martedì 14 maggio, presso la Camera dei deputati alla presenza di Daniele Barbone, amministratore delegato Cesvi, e Filomena Albano, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza, che hanno aperto i lavori. Nel 2019 è dunque la Campania (20ª sia per contesto che per servizi) a chiudere la classifica, preceduta da Sicilia, Calabria, Puglia.

Il maltrattamento all’infanzia – l’abuso fisico, sessuale e psicologico dei bambini/e con meno di 18 anni – rappresenta un problema familiare e sociale generalmente condannato nella nostra società, ma ancora sconosciuto nella sua reale dimensione, soprattutto per l’alta percentuale di sommerso. Il maltrattamento all’infanzia non è infatti una problematica marginale nella nostra società: i servizi sociali dei Comuni seguono ogni anno quasi 100.000 bambini vittime di maltrattamento, 9,5 minori ogni 1.000 residenti. Secondo la WHO (World Health Organization) questa è solo la punta dell’iceberg poiché per ogni caso conosciuto dai servizi sociali ce ne sono almeno altri 9 sommersi che non verranno seguiti né curati. A questi vanno poi aggiunti gli adulti di oggi, maltrattati da bambini, che si portano dietro le ferite di quanto subito nell’infanzia.

L’indice Cesvi propone una classifica decrescente tra regioni a partire da quelle che presentano sia minori rischi di maltrattamento familiare per l’infanzia sia un sistema di politiche e servizi territoriali adeguato a contrastare e prevenire il problema. È il risultato dell’aggregazione progressiva di 64 indicatori relativi ai fattori di rischio e ai servizi offerti sul territorio che ha dato origine ai seguenti indici di dettaglio:

  • l’indice di contesto dei fattori di rischio (relativo ad adulti e minori)
  • l’indice dei servizi (relativo ad adulti e minori)
  • l’indice territoriale generale per capacità (aggregazione dei fattori di rischio e dei servizi)
  • l’indice sulla capacità di accedere alle risorse e ai servizi (approfondimento

I 64 indicatori territoriali sono stati classificati in base a 6 capacità, secondo la teoria dell’ “Approccio delle capacità nella prospettiva allo Sviluppo Umano”:

1 – Cura di sè e degli altri;

2 – Vivere una vita sana;

3 – Vivere una vita sicura

4 – Acquisire conoscenza e sapere;

5 – Lavorare

6 – Accedere alle risorse e ai servizi

L’Indice regionale di prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia, che restituisce la sintesi tra i fattori di rischio e i servizi, vede tredici regioni al di sopra della media nazionale (erano undici nel 2018), tra le quali troviamo tutte le 8 regioni del Nord Italia, tre dell’Italia Centrale (Toscana, Umbria e Marche) e due del Sud (Molise e Sardegna). Il dettaglio dell’Indice regionale per capacità vede l’Emilia Romagna alla prima posizione nelle capacità di cura e di lavorare e alla seconda per la capacità di vivere una vita sicura. Il Trentino Alto Adige è prima regione per la capacità di vivere una vita sicura e la capacità di accedere alle risorse e ai servizi. La Valle d’Aosta primeggia per la capacità di vivere una vita sana e il Lazio per la capacità di acquisire conoscenza e sapere. Il Veneto, pur non primeggiando in nessuna capacità, si attesta alla terza posizione complessiva grazie alla seconda posizione in tre capacità: di cura, di acquisire conoscenza e sapere e di accedere alle risorse. Le ultime quattro regioni registrano per ogni singola capacità posizioni comprese tra la 15ª e la 20ª posizione. Fa parzialmente eccezione la Sicilia, che si colloca alla 12ª posizione per la capacità di vivere una vita sicura.

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