NAPOLI – Annamaria Palmieri, professoressa del liceo Umberto, negli ultimi 10 anni assessora ininterrottamente nelle giunte di Luigi De Magistris: unica sopravvissuta.
“Mi ha sempre infastidito essere etichettata così. A parte che sono pure scaramantica, ma fa sembrare chissà cosa abbia passato…”
Cosa ha passato, ce lo dica.
“Mi sono battuta per la scuola, che è un bene comune”.
“Bene comune”, un architrave della narrazione arancione.
“I diritti dei bambini non possono essere oggetto delle traversie politiche”.
Per questo ha resistito tanto.
“Ho sempre difeso la scuola pubblica in sintonia con il mio sindaco”.
In 10 anni molta acqua è passata sotto ai ponti.
“Nel 2011, quando fummo eletti per la prima volta, Napoli era una città messa alla berlina per il dramma rifiuti e la malavita”.
Dieci anni di De Magistris dopo, invece…
“Le abbiamo restituito orgoglio e coraggio, voglia di partecipazione”.
Ora c’è una montagna di debiti.
“C’erano anche prima, ma le regole contabili sono cambiate in corso d’opera e i tagli agli enti locali sono stati continui e progressivi”.
Debiti erano, debiti sono.
“Onestamente, non credo sia così. Prima era più facile farli quadrare. Ora bisogna pareggiarli a prescindere”.
Ed è sbagliato?
“Sì, se devi tagliare e quindi rinunciare ai servizi da dare ai cittadini. È stato sbagliato inserire in Costituzione il pareggio di bilancio. Soprattutto per il Sud”.
Perchè?
“Perchè non è vero che nel Meridione si annidano enti spendaccioni. Ma solo enti più poveri, con contribuenti più poveri”.
Ora c’è l’ultimo bilancio da votare e non c’è una maggioranza in consiglio.
“Non ho paura che non passi. Dovrebbe essere il Governo centrale ad assumersi le sue responsabilità. I tagli non possono essere fatti sempre dai Comuni. Noi abbiamo sempre voluto garantire i servizi di base ai cittadini. Invece, devo ricordare le spese degli altri, gli F-35?”
Per carità.
“Non siamo mai state cicale, abbiamo fatto sempre le nozze coi fichi secchi”.
Quelle più riuscite, in questi 10 anni.
“Nel 2014, l’assunzione di 200 insegnanti. E nel 2017, con il Patto per Napoli 50 milioni per la programmazione della messa in sicurezza di tutti gli edifici scolastici della città. Di tutti, non solo di chi avrebbe vinto un bando. Perché tutti i bambini hanno lo stesso diritto di frequentare una scuola sicura”.
Una soddisfazione.
“Assieme a quella degli investimenti sugli asili nido. O della refezione scolastica che noi abbiamo mantenuto come servizio indispensabile mentre in realtà è tuttora declassato dalla legislazione come servizio a domanda”.
Una volta il Governo centrale, un’altra la Regione: una lotta continua contro tutti. Napoli in 10 anni si è isolata.
“Perchè viene accusata ingiustamente di non essere stata governata dai partiti: a noi hanno negato la dignità dovuta perché eletti democraticamente per due volte dai napoletani. Hanno fatto un torto ai cittadini, non a noi”.
La rivoluzione arancione non è stata un pranzo di gala.
“Abbiamo resistito nonostante la liquefazione dei partiti”.
Ora ci si prepara alla campagna elettorale.
“E la invito a notare che ci sono molte liste civiche in giro, dunque la crisi dei partiti rimane”.
C’è Alessandra Clemente.
“Rappresento un’istituzione, non voglio dire nulla. Ma Alessandra è determinata e capace”.
De Magistris è candidato in Calabria.
“E’ molto legato a quella terra e quella terra è legata a lui per le sue battaglie di giustizia”.
Ma dovrebbe ancora fare il sindaco di Napoli.
“Lo fa, infatti”.
Non si distrae.
“Lavora 14 ore al giorno. Cosa si intende per distrazione?”
Che pensa alla campagna elettorale.
“De Luca non ha fatto contemporaneamente il Governatore e il candidato?”
Si sta levando un piccolo sassolino dalla scarpa.
“No, è solo il primo esempio che mi è venuto in mente. Zingaretti non ha fatto il Governatore del Lazio e il segretario del Pd contemporaneamente? De Magistris si è candidato in Calabria quando si sapeva che si doveva andare a votare ad aprile. E ora è criticato dagli stessi che hanno chiesto il rinvio delle urne per via del Covid”.
A proposito di Pd. Annamaria Palmieri chi vota?
“Credo nel nostro progetto. E ora, in questa intervista, parlo come istituzione”.
La pandemia ha inciso.
“A Napoli tantissimo. Prima del Covid avevamo un boom turistico”.
La città è diventata una friggitoria all’aria aperta, dicono.
“Sono stata a San Francisco e anche lì hanno gli stessi problemi”.
Ma…
“Napoli, rispetto alle altre città turistiche, non è una città-vetrina: è una città vissuta e popolata. E certo, il tentativo di sfruttare di più l’aspetto commerciale c’è stato ma il dibattito sul tema non può prescindere da tante valutazioni sulle grandi metropoli”.
Bisognava regolarlo l’aspetto commerciale.
“Anche a livello urbanistico, dando nuova importanza alle periferie, era ed è nei nostri programmi, ben prima della pandemia”.
Dopo 10 anni, la cosa a cui più tiene che lascia a chi verrà dopo di lei a Palazzo San Giacomo.
“Ascoltare i cittadini. Sempre. Metterci la faccia e il corpo. Anche se arrivano critiche, anche se è faticoso”.
Le giunte De Magistris l’hanno fatto?
“Non ci siamo mai arroccati nel Palazzo. Tutti questi dibattiti attorno alla nostra azione non crede che nascano dalla nostra propensione al confronto?”
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