Napoli – Non è un argomento semplice quello dei murales e degli altarini della camorra negli ultimi anni spuntati in molti quartieri della città per ricordare i ragazzi dei clan caduti sotto i colpi dei killer rivali o per altre circostanze allo stesso modo tragiche.
Da qualche tempo Il Mattino ha lanciato una campagna affinchè si cancellino quanto prima. E ieri, l’assessore alla legalità della Regione Campania, Mario Morcone, ha preso una posizione assai netta a tal proposito: “Vanno abbattuti: sono segno del potere dei clan“, il succo della sua posizione. Sulla stessa linea si è ritrovato Luigi Riello, Procuratore generale di Napoli: “Al loro posto servono spazi di crescita per le nuove generazioni, come luoghi di studio e palestre“.
Sta di fatto che la questione è più controversa e complicata di quel che sembra. Basti citare il fatto, ad esempio, che non è stata toccata nell’incontro che nel pomeriggio i Giovani Democratici di Fuorigrotta hanno avuto (da remoto, in diretta sulla pagina Facebook Gd Fuorigrotta) con l’ex Procuratore Antimafia Piero Grasso.
Francesco Miragliuolo, il segretario dei Giovani Democratici di Fuorigrotta, annuncia che il tema sarà toccato giovedì prossimo con Franco Roberti, altro ex Procuratore Nazionale Antimafia e ora europarlamentare del Pd.
Ma Ilaria Esposito, segretaria dei Gd Napoli, nel frattempo, la mette così: “In effetti, è una questione più complicata di ciò che sembri a prima vista quella della cancellazione dei murales. Nel senso che non può essere l’unica risposta che le istituzioni danno in quei quartieri per riaffermare la presenza dello Stato. Al di là dei valori simbolici di mettere o levare una bandierina, bisogna che le istituzioni si interroghino e si impegnino più concretamente per far capire ai compagni di quelle vittime che la camorra è una strada sbagliata, che non potrà mai portare a nulla di buono per nessuno come dimostra la stessa fine tragica dei ragazzi che sono ricordati con questi esempi di street art“.
Lucia Ricci, responsabile legalità e diritti dei giovani dem, aggiunge: “Nessuno di quei ragazzi raffigurati nei murales può essere considerato un eroe nè un esempio da seguire. Bisognerebbe far capire che, in realtà, praticando il malaffare, hanno sprecato la loro vita. Solamente la scuola e la vera cultura possono aprire gli occhi davanti a questa realtà. Per questo, bisognerebbe far passare questo messaggio. Non solo quello di cancellare un disegno o distruggere un altarino come atto di forza che risponde a un atto di prepotenza. Bisogna porsi anche il tema di come andare a recuperare le giovani generazioni che crescono in determinati contesti“.
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