Traffico di cardellini e allodole da Nord a Sud: smantellata gang con sette misure

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Santa Maria Capua Vetere (Ce) – Viaggiava dal Sud al Nord dell’Italia il commercio illegale di tordi, cardellini e allodole, che avrebbe fruttato guadagni per oltre 350mila euro annui ad un’organizzazione criminale con base nel Napoletano, che è stata smantellata dai carabinieri con sette misure cautelari a carico di promotori e complici.

Gli uccelli, è emerso dall’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, venivano catturati in modo illecito in zone del Sud Italia, in particolare nelle province di Salerno, Potenza, Cosenza, e Foggia, e rivenduti a privati o esercizi commerciali del Nord, soprattutto in Veneto, attraverso un sistema di trasporti organizzato meticolosamente. L’ufficio inquirente diretto da Maria Antonietta Troncone ha così chiesto ed ottenuto dal Gip di Santa Maria Capua Vetere l’emissione di due ordinanze agli arresti domiciliari per coloro che sono ritenuti i capi dell’associazione, ovvero il 59enne Pasquale Maddaluno e il 52enne Giovanni Elefante; gli altri cinque indagati sono stati invece raggiunti dalle misure che dispongono l’obbligo di dimora nel comune di residenza e di presentazione alla polizia giudiziaria; i reati contestati sono l’associazione a delinquere finalizzata all’illecito commercio di avifauna protetta e all’illecita cattura. Elefante, al momento dell’arresto da parte dei carabinieri, ha protestato.

“Mi arrestate per due cardilli” ha detto. Eppure dai sequestri di uccelli avvenuti durante le indagini, partite nel 2018, e dalle intercettazioni effettuate a carico degli indagati, gli inquirenti stimano che in pochi mesi sarebbero stati catturati in modo illecito 2750 esemplari di fringillidi, e in un anno circa 11mila, con lauti guadagni per i componenti del gruppo, visto che un singolo cardellino poteva essere venduto ad un prezzo di diverse centinaia di euro. Gli uccelli, hanno accertato le indagini del Raggruppamento Carabinieri Cites (servizio dell’Arma che si occupa di tutelare le specie di fauna e flora protette dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione di Washington, entrata in vigore in Italia nel 1980) e del Nucleo Cites di Napoli, sarebbero stati catturati dagli indagati attraverso l’uso di richiami vietati, come altri uccelli vivi usati come esca, o artificiali (magnetici o elettronici) ma riproducenti il classico canto dei fringillidi; a terra venivano poi usate delle reti di nylon, che spesso si richiudevano a scatto non appena vi si posava l’esemplare.

Gli indagati – è emerso – percorrevano centinaia di chilometri nelle loro uscite di bracconaggio; le loro “parate” arrivavano fino alla Calabria, ma qualche tempo si erano spostati in Basilicata, in provincia di Potenza. I cardellini erano destinati più al mercato campano, allodole e tordi prendevano la via del settentrione, in particolare delle regioni del Nord-Est, dove erano destinati anche al consumo alimentare. Per il trasporto degli uccelli versi nord, gli indagati usavano appositi mezzi e anche dei depositi lungo il percorso dove fermarsi, con tanto di auto-vedetta; si avvalevano poi della complicità di veterinari e allevatori per la documentazione necessaria a “regolarizzare” la posizione degli uccelli. Lo scambio degli esemplari con il cliente finale, avveniva in cortili facilmente controllabili, al riparo da curiosi e soprattutto dalle forze dell’ordine. Un commercio molto florido quello degli uccellini; l’organizzazione smantellata aveva contatti con una fitta rete di compratori e con altri gruppi di bracconieri dediti al traffico illecito, con basi in Calabria, Umbria e altre regioni d’Italia.  

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