Terrorismo, Ros cattura a Foggia imam condannato

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Caserta – E’ stato rintracciato alla stazione ferroviaria di Foggia il cittadino alegrino Yacine Gasry, destinatario di una condanna in via definitiva a 4 anni e 9 mesi di carcere emessa dalla Corte di Cassazione il 12 dicembre scorso per associazione con finalità di terrorismo internazionale. Gasry, residente ad Aversa (Caserta), è stato individuato dai carabinieri del Ros di Napoli, che lo tenevano sotto controllo da tempo; come imam e predicatore itinerante, era di passaggio alla stazione di Foggia dopo essere stato a Trani, presso una moschea, per tenere un discorso. Gasry, che ha gestito anche la moschea di via Isonzo ad Aversa, è stato condannato all’esito di un processo scaturito da un’indagine avviata dal ROS, e diretta dalla Procura di Napoli, all’indomani degli attentati terroristici dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York.

L’inchiesta portò all’arresto nel 2004 di una ventina di persone e alla scoperta di una rete di supporto logistico al Fronte Islamico di Salvezza (F.I.S.) algerino, attiva in Italia tra le province di Napoli, Caserta, Vicenza e Milano, responsabile di un’intensa attività di proselitismo finalizzata a stimolare la comunità islamica ad aderire ai vari conflitti armati nel segno della jihad. Molto lunghi i tempi processuali, con quasi dieci anni trascorsi tra il primo e il terzo grado; molti reati sono andati in prescrizione, non quello però di associazione con finalità di terrorismo internazionale. Alla fine la Cassazione ha confermato la condanna per dieci imputati, otto dei quali però sono tuttora all’estero.

In carcerere, oltre a Gasry, c’è dunque solo un altro componente del gruppo, Kamal Guendoz, arrestato a maggio scorso dal Ros ad Aversa. La rete scoperta dagli inquirenti prendeva il nome dal leader, Djamel Lounici, cittadino algerino direttamente collegato ad elementi di spicco del F.I.S. Gli investigatori del Ros accertarono che la rete “Lounici” fosse responsabile di un traffico di armi di provenienza illecita da utilizzare per gli attentati terroristici in Europa e in Algeria dei gruppi armati del F.I.S. e del G.I.A. (Gruppo Islamico Armato), nonché del reperimento di documenti falsi da fornire ad elementi integralisti che dovevano abbandonare il territorio algerino o ad extracomunitari già presenti in Europa che ne facevano espressa richiesta. I ricavi delle attività illecite, emerse, erano destinati a finanziare la struttura eversiva e sostenere le attività lecite ed illecite del F.I.S. in Algeria ed in Europa. Complessivamente, l’indagine e il successivo processo hanno consentito di documentare per Gasry  e gli altri indagati l’esplicito sostegno degli appartenenti all’organizzazione terroristica algerina e la loro piena riconducibilità al G.S.P.C. algerino (Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento). E’ inoltre stata accertata come la struttura eversiva attiva sul territorio nazionale fosse sempre disponibile a sostenere logisticamente e operativamente i gruppi armati operanti in Algeria e prendere parte attiva alle azioni in quel Paese. Dal processo è emerso anche come venisse favorita l’immigrazione illegale in Italia di militanti islamisti, deputati a mantenere i collegamenti con omologhi gruppi operanti in madrepatria ed in altri Stati europei.

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