Il tribunale di Napoli Nord ha condannato otto persone accusate di far parte del cosiddetto “Napoli Group”, un cartello di falsari di banconote ritenuti tra i più efficienti del mondo, operanti tra il Casertano e il Napoletano; i falsari furono arrestati dalla Guardia di Finanza nell’aprile 2017 nell’ambito di un’operazione denominata “La Banda degli Onesti”, un omaggio al celeberrimo film in cui Totò e Peppino De Filippo si improvvisano stampatori di banconote fatte in casa.
Ma sul Napoli Group c’era poco da scherzare, visto che secondo le stime degli inquirenti della Procura di Napoli Nord, l’organizzazione si sarebbe resa responsabile del 73% delle contraffazioni di euro in Italia, e addirittura del 79% a livello mondiale. Al termine del processo i giudici hanno assolto sette presunti esponenti del gruppo; hanno però riconosciuto la colpevolezza di Mario Torromacco, 43 anni, ritenuto il capo della banda, condannato a 10 anni di carcere, mentre al fratello Angelo sono stati inflitti cinque anni e due mesi; pene anche per Vincenzo Parolisi (5 anni e 4 mesi), Emanuele Lombardi (tre anni), Salvatore Longobardi (tre anni), Giuseppina Esposito (tre anni), Anna Lo Guzzo ed Assunta Orabona (entrambe condannate a due anni con pena sospesa).
Nello staff di difensori Dezio Ferraro, Renato Jappelli, Giovanni Nappa, Raffaele Costanzo ed Enzo Guida. Figura centrale del processo il 43enne Torromacco, una lunga esperienza da falsario, già condannato per fatti analoghi nel commessi 2009 e tratto in arresto nel 2012 in una stamperia di Vitulazio (Ce). Era lui, per l’accusa, a tenere i contatti con i grossisti che poi rivendevano le banconote in tutta Europa, in particolare Francia, Spagna e Germania, e nel resto del Mondo, come in Colombia.
Numerosi i canali di vendita e diffusione delle banconote false: dal “deep web”, ovvero il web sommerso in cui è possibile acquistare e vendere di tutto, dalla droga, alle armi ai soldi contraffatti, ai tradizionali corrieri che portavano pacchi di 10mila euro, consegnandoli agli acquirenti anche nelle autogrill. Il gruppo falsificava anche le banconote da 100 euro, ma era specializzato soprattutto in quelle da 20 e 50 euro; per quelle riproducenti i 20 euro, il prezzo di vendita, secondo un preciso tariffario, era di 80 centesimi a banconota, per il taglio da 50 era di 3,50 euro a pezzo. Nel corso delle indagini sono state anche individuate e sequestrate due stamperie clandestine, entrambe nel Napoletano, a Frattaminore e Casavatore.