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Il tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Ce) ha disposto il dissequestro di due stabilimenti balneari di Castel Volturno, comune del litorale casertano, che erano stati posti sotto sequestro il 14 aprile scorso dalla Guardia di Finanza per occupazione abusiva di suolo demaniale, in quanto la concessione sarebbe scaduta senza mai essere rinnovata.
Per altri sette stabilimenti (un ulteriore lido non ha fatto ricorso), cui erano stati apposti i sigilli per lo stesso motivo, il Tribunale ha invece rigettato le istanze di riesame del decreto di sequestro, confermando dunque la decisione del giudice per le indagini preliminari. L’indagine che ha portato ai sequestri è stata coordinata dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, secondo cui i titolari dei lidi avrebbero operato dal gennaio 2012 ad oggi senza titolo concessorio, omettendo anche di pagare i relativi canoni, e integrando dunque l’occupazione abusiva di bene demaniale e l’altro, previsto dal Codice della Navigazione, di “indebito sfruttamento economico del bene pubblico in danno della sana concorrenzialità del mercato”.
Gli imprenditori si sono sempre difesi dicendo che le concessioni scadute si erano rinnovate tacitamente, ma per la Procura, la normativa in vigore, in particolare quella europea, richiederebbe invece un atto espresso di proroga da parte del Comune, che non c’è mai stato. Il tribunale in funzione di Riesame (terza sezione, collegio C, presieduto da Francesco Rugarli) ha alla fine dato atto della difformità tra la normativa europea e quella italiana, dissequestrando due stabilimenti, mentre per quattro vi sarebbero criticità formali che potrebbero essere superate in pochi giorni.
L’avvocato Luigi Roma, che cura gli interessi di tre stabilimenti aderenti all’associazione di categoria Assodemaniali Campania, è riuscito a far dissequestrare uno dei tre lidi difesi, e spiega di essere “profondamente soddisfatto dell’accoglimento delle nostre ragioni di merito ed attendiamo la pubblicazione delle motivazioni. Siamo nella legittima convinzione che i balneari si avvalgono di norme di legge italiane che sono state, si, dichiarate incompatibili con la normativa europea, ma che nessun giudice civile o amministrativo ha disapplicato a seguito di una richiesta. Gli imprenditori italiani non possono pagare l’inerzia del legislatore nell’adeguare la norma interna a quelle europea” conclude il legale.
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