Marcianise (Ce) – A dispetto dell’accordo del 3 giugno scorso sul ritiro dei licenziamenti, allo stabilimento Jabil di Marcianise (Caserta) la situazione non si è ancora stabilizzata; continuano le tensioni, anche se latenti, tra lavoratori, sindacati e azienda. In una nota unitaria, le sigle dei metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm e Failms, si dicono “fortemente preoccupate per gli ulteriori cali di commesse e gli importanti livelli di insaturazione che costringono tutti i dipendenti di Marcianise a lavorare pochissimi giorni al mese”; un modo per dire che preoccupa non solo la situazione dei lavoratori per cui è stato dichiarato l’esubero, ma anche per i 350 che resteranno, visto che la permanenza della Jabil a Marcianise, non è poi così sicura. C’è in corso la cassa integrazione, ma la questione dei bassi volumi di produzione, dovuti alla scarsità di commesse che la Jabil decide di lavorare al sito di Marcianise (la maggior parte delle produzioni vengono realizzate in stabilimenti Jabil di altri Paesi), si trascina da tempo, ed è stata anzi tra le cause principali addotte dall’azienda nel giugno 2019 per procedere ai 350 esuberi; nei mesi scorsi 160 persone se ne sono andate volontariamente o sono transitate in altre aziende, ma resta sempre aperta la situazione dei 190 lavoratori licenziati a maggio e riammessi a giugno dopo le lunghe trattative e l’intervento forte del Ministero del Lavoro. Per loro, come già annunciato più volte, restano gli strumenti dell’esodo volontario e della ricollocazione, da attuare entro metà agosto, quando scadrà lo stop ai licenziamenti disposto dal governo per il periodo di pandemia. Dopo la Jabil potrà tornare a licenziare, ma si auspica che nel frattempo il numero di 190 cali sensibilmente. Dagli incontri che si susseguono tra le parti e i ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico, è emerso che una novantina di addetti vorrebbe passare nella Softlab, azienda informatica con una sede nella città di Caserta, che sembrerebbe intenzionata ad aprire un sito anche nell’area industriale di Marcianise, anche se su questo aspetto, per il momento, non c’è nulla di ufficiale; nella Softlab sono già transitati nei mesi scorsi oltre 100 lavoratori ex Jabil. In ogni caso, quando si arriverà ad agosto, la multinazionale americana dovrà far partire una nuova procedura per individuare gli addetti da licenziare. Su questo punto i sindacati sono stati chiari nell’accordo sottoscritto il 3 giugno: la prima individuazione dei 190 lavoratori aveva portato a licenziamenti oggettivamente ingiusti, con marito e moglie dipendenti, licenziati entrambi, o lavoratori licenziati quando già le mogli in passato avevano lasciato l’azienda su richiesta del management. C’era poi il caso di Pietro Delle Cave, sposato con due figli, genero dell’imprenditore Domenico Noviello ucciso dalla camorra; della sua situazione molto particolare, in un territorio in cui legalità e lavoro vanno di pari passo, non è stato tenuto alcun conto. I sindacati hanno chiesto “ai Ministeri di fornire, nel prossimo incontro, uno screening e una valutazione di fattibilità dei progetti delle imprese che si sono presentate, attraverso il ruolo ed il lavoro di Invitalia. Ed è sempre in questa logica – aggiunge la nota dei sindacati – che riteniamo fondamentale raggiungere accordi specifici, con la Direzione Jabil, con i soggetti imprenditoriali e con le istituzioni che a fronte delle risorse economiche disponibili tutelino le lavoratrici e i lavoratori interessati alla ricollocazione”. Il 30 giugno i sindacalisti incontreranno i lavoratori in un’assemblea in cui si farà il punto della situazione.
Jabil, la preoccupazione dei sindacati: poche commesse, lavoro scarso
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