Hanno protestato con un presidio a Napoli, davanti a Palazzo Santa Lucia, sede della Regione Campania, alcune decine di ex lavoratori della multinazionale Jabil attualmente assunti all’Orefice Group, azienda sarda che produce gruppi elettrogeni.
Il presidio è stato organizzato dai sindacati dei metalmeccanici (Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm e Failms) per protestare contro la decisione di Orefice, anticipata nell’incontro del 18 giugno tenutosi in via telematica con il coordinamento di Confindustria Napoli, di rinunciare a realizzare il progetto industriale che riguardava proprio i 23 lavoratori ex Jabil.
Orefice, così come Softlab, altra società finita nel mirino dei sindacati, aveva risposto tra il 2018 e il 2019 all’invito delle istituzioni – Ministero dello Sviluppo Economico e Regione Campania – ad assorbire quanti più lavoratori possibile dalla Jabil, multinazionale americana dell’elettronica e delle Tlc con sede a Marcianise, che da qualche anno attraversa una grave crisi di commesse tanto da aver proceduto a centinaia di esuberi, passando da quasi mille dipendenti del 2017 ai 480 attuali, con l’intenzione già annunciata di procedere entro un paio di anni ad altri 230 licenziamenti, per arrivare ad un organico di 250 persone, numero quest’ultimo che dovrebbe garantire la sopravvivenza del sito produttivo marcianisano.
La Jabil ha sborsato decine di migliaia di euro per ricollocare ognuno dei lavoratori licenziati, dando soldi tanto al dipendente che alle aziende, come Softlab e Orefice, che hanno deciso di riassumere gli ex Jabil; aziende che avevano però l’impegno preciso, formalizzato in accordi ministeriali, di reimpiegare gli ex Jabil con progetti industriali da attuare nel Casertano. E qui che la procedura sembra essersi bloccata, nonostante i piani industriali siano stati effettivamente presentati in cornici istituzionali, che fossero il Mise o Confindustria. La Softlab doveva aprire un sito a Marcianise e poi l’ha spostato a Maddaloni; stessa cosa per Orefice, che sembrava dovesse realizzare uno stabilimento a pochi passi dal sito Jabil per poi aprire nella vicina area industriale di Caivano (Napoli). Già questi cambi hanno destato timori tra i lavoratori, ed intanto i piani sono rimasti sulla carta.
La scorsa settimana hanno protestato con un presidio a Caserta gli ex Jabil assunti in Softlab (sono 250), tutti in cassa integrazione a zero ore, e la Softlab ha emesso una nota per rassicurare che “intende portare avanti il piano industriale approvato e presentato a marzo”. Orefice, dal canto suo, sembrerebbe invece voler rinunciare del tutto al piano industriale. Preoccupati i sindacati, anche perché dal prossimo primo luglio verrà meno lo stop ai licenziamenti.
“Non è possibile – afferma Massimiliano Guglielmi, segretario della Fiom-Cgil Campania – che ancora vi siano imprenditori che vengano nel Casertano grazie ad incentivi e poi non attuino i progetti annunciati, dicendo di volersene andare come se nulla fosse, disattendendo accordi fatti con sindscati e istituzioni. Il Governo e la Regione cosa fanno? Eppure il primo accordo quadro per la ricollocazione degli ex Jabil tramite progetti di reindustrializzazione è del 2018, firmato dall’allora ministro dello Sviluppo Economico Di Maio”. Per Francesco Percuoco, leader della Fiom a Caserta, “è mancato il monitoraggio costante dell’attuazione dei piani presentati, e la responsabilità è delle istituzioni“.
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