Caserta – Circa 150 lavoratori della società informatica Softlab hanno manifestato oggi con un presidio davanti alla prefettura di Caserta; gli addetti, che hanno attuato anche quattro ore di sciopero, lamentano la mancata attuazione dei progetti industriali promessi dall’ambiziosa azienda, 1200 lavoratori in tutta Italia, che negli ultimi anni ha assunto centinaia di dipendenti, tra cui 250 addetti dalla multinazionale dell’elettronica Jabil – ha lo stabilimento a Marcianise nel Casertano – che oggi si trovano però alla Softlab in cassa integrazione a zero ore, e senza prospettive certe per il futuro. “Almeno alla Jabil lavoravamo qualche giorno, qui alla Softlab siamo completamente fermi” spiega Daniele Esposito, ex Jabil poi passato in Softlab, dove ha anche il ruolo di delegato sindacale della Uilm; presenti al completo i segretari dei sindacati confederali e delle sigle dei metalmeccanici. La Softlab, che ha sedi a Caserta e Maddaloni, doveva rappresentare, nelle intenzioni di Governo e Regione Campania, “la soluzione” per la crisi di una grande azienda delle telecomunicazioni come la Jabil, che negli ultimi anni ha proceduto al sito di Marcianise a centinaia di esuberi, passando da quasi mille dipendenti ai 480 attuali, con l’intenzione già annunciata di procedere entro un paio di anni ad altri 230 licenziamenti.
La gran parte degli addetti fuoriuscita da Jabil è stata ricollocata a spese della stessa multinazionale americana in altre aziende, soprattutto in Softlab, con l’obiettivo, da parte di istituzioni e sindacati, di far restare la produzione nel territorio casertano e avviare progetti industriali efficaci e competitivi: i piani produttivi sono stati presentati alle istituzioni, ma mai attuati. “La vicenda Softlab è paradossale – dice il segretario generale della Cgil di Caserta Matteo Coppola – perché si è rivelata una ‘soluzione di cartone’, e ciò per l’inadeguatezza della Regione Campania e del Governo.
E ancora una volta siamo costretti a partire dalla prefettura di Caserta”. “La Softlab – spiega il segretario della Uilm Caserta Ciro Pistone – doveva aprire un sito nell’area industriale di Marcianise, poi si è spostata a Maddaloni dove ha aperto una struttura, ma ad oggi i lavoratori sono fermi, e dei 250 ex Jabil assunti, il 70% è in cig a zero ore”. “Siamo qui in presidio – dice Nicodemo Lanzetta, segretario della Fim-Cisl di Caserta – per mandare un segnale forte, tramite il prefetto di Caserta, al Governo centrale, affinchè venga subito convocato il tavolo e si torni a discutere del futuro del comparto industriale del Casertano, e di realtà come Softlab; centinaia di lavoratori sono in difficoltà, non possono stare perennemente in cassa integrazione, anche perché gli ammortizzatori finiscono”. Per Francesco Percuoco, segretario casertano della Fiom-Cgil, “il problema è politico, perché non c’è stato alcun monitoraggio sull’attuazione dei progetti di industriali da parte di Softlab.
E ciò vale per altre aziende che hanno assunto ex Jabil, come il sardo Orefice Group (ha assunto 23 ex Jabil), i cui progetti industriali non partono”. Per Giovanni Letizia, segretario di Cisl Caserta, “il problema di Softlab è quello di tutto il comparto manifatturiero, che nel Casertano è in gravissima difficoltà; ci sono aziende in crisi come Jabil, Whirlpool. Auspico che nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, si destinino fondi alla formazione dei lavoratori e agli investimenti in tecnologia”. Antonio Farinari, segretario generale di Uil Caserta, spiega che “ci sarebbero le Zes, zone economiche speciali, che se operative, potrebbe essere uno stimolo importante per le imprese a investire sul territorio, ma aspettiamo ancora i decreti attuativi. Il Governo si muova”.