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Detenuto suicida in carcere casertano. Il Sappe: stop vigilanza dinamica e più agenti

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Un detenuto italiano di 45 anni si è tolto la vita nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta). Sono altri 40 i detenuti suicidatisi nelle carcere del Paese dall’inizio dell’anno. Ne da notizia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, che spiega come il 45enne, che avrebbe finito di scontare la pena  nel 2023, si sia “ucciso inalando in cella il gas della bomboletta che legittimamente i detenuti posseggono per cucinarsi e riscaldarsi cibi e bevande. Era una persona di fiducia, impegnata anche come aiuto di un altro detenuto e le cause sono probabilmente da ricercarsi in ambito familiare. La polizia penitenziaria di servizio e il personale sanitario sono tempestivamente intervenuti ma l’uomo è purtroppo morto”. 

Emilio Fattorello, segretario nazionale per la Campania del sindacato, afferma che “la morte del detenuto riporta drammaticamente d’attualità la grave situazione penitenziaria, specie nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, dove i poliziotti lavorano sotto organico e ricoprendo più posti di servizio contemporaneamente. E il fatto che sia morto inalando il gas dalla bomboletta che tutti i reclusi legittimamente detengono, come prevede il regolamento penitenziario, deve fare seriamente riflettere sulle modalità di utilizzo e di possesso di questi oggetti nelle celle. Ogni detenuto può disporre di queste bombolette, che però spesso servono o come oggetto atto ad offendere contro i poliziotti, come ‘sballo’ inalandone il gas o come veicolo suicidario. Già da tempo, il Sappe ha sollecitato il Ministero della Giustizia per rivedere il regolamento penitenziario, al fine di organizzare diversamente l’uso e il possesso delle bombolette di gas”. Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, “da quando sono stati introdotti nelle carceri vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto – prosegue Capece – sono decuplicati gli eventi critici in carcere, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati dal Ministero della Giustizia e dal Guardasigilli Andrea Orlando in primis”. Solamente nei primi sei del 2017 ci sono stati nelle carceri italiane 22 suicidi di detenuti, 567 tentati suicidi, 4.310 atti di autolesionismo, 3.562 colluttazioni e 541 ferimenti. Questo a testimoniare la tensione che continua a caratterizzare le carceri, al di là di ogni buona intenzione. Le carceri sono più sicure assumendo gli Agenti di Polizia Penitenziaria che mancano, ben 8mila in meno rispetto all’organico previsto, finanziando gli interventi per potenziare i livelli di sicurezza delle carceri. Altro che la vigilanza dinamica, che vorrebbe meno ore i detenuti in cella senza però fare alcunchè. Non ci si ostini a vedere le carceri con l’occhio deformato dalle preconcette impostazioni ideologiche”.

 

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