Castel Volturno (Ce) – Una bomba socio-sanitaria pronta ad esplodere a Castel Volturno, con migliaia di immigrati non regolari presenti da anni sul territorio – si stima siano circa 15mila – confinati in casa senza dispositivi di protezione, impossibilitati a guadagnarsi la giornata e sempre più affamati. E’ la fotografia del comune del litorale casertano, in cui “un intero mondo, fatto di famiglie di immigrati che vivono qui da anni – dice Antonio Casale, direttore del Centro per migranti “Fernandes” della Caritas Diocesana – è totalmente escluso da ogni forma di assistenza, sia sanitaria che economica”.
Dal suo osservatorio privilegiato sulla Statale Domiziana a Castel Volturno, Casale spiega che “se la bomba socio-sanitaria non è ancora esplosa, è per la buona volontà delle associazioni che hanno garantito ‘il pane’ agli immigrati presenti sul territorio e per la pazienza di questi ultimi; ma non basta solo il pane, ci vogliono anche più diritti e maggiore sensibilità da parte dei cittadini. Gli immigrati hanno paura del contagio, ma prima ancora hanno paura di non avere mezzi per sopravvivere”.
“Al momento – spiega Renato Natale, sindaco di Casal di Principe e medico che da 20 anni assiste gli immigrati prestando servizio gratuito due volte a settimana nell’ambulatorio del Centro Fernandes – non abbiamo notizie di contagi tra stranieri a Castel Volturno, ma l’attenzione resta alta”: nel suo ambulatorio, come negli altri due attivi nel comune domizio, quelli dell’Asl e di Emergency, è calato drasticamente l’afflusso di immigrati dall’inizio della crisi. “Vengono in pochi – dice Natale – e mai con sintomi riconducibili al virus, ma sempre per gli stessi problemi di salute; cercano inoltre di adeguarsi alle nuove condotte, coprendosi il volto con mascherine artigianali e sciarpe; purtroppo gli immigrati non residenti devono venire per forza in quanto per farsi prescrivere le medicine hanno bisogno della ricetta rossa, che non è inviabile via mail”.
Gli immigrati – originari soprattutto di Paesi africani come la Nigeria e il Ghana – sono al limite, sia quelli che hanno il permesso che gli irregolari, visto che quasi per tutti il lavoro è fermo; “la sofferenza è enorme – denuncia Appiah, esponente della comunità ghanese – visto che molti immigrati vivono spesso alla giornata, e se non vanno a lavorare non possono pagare il fitto e altre spese. C’è inoltre tanta paura, ma manca qualsiasi dispositivo di protezione, se non quelli fai da te”.
“Al Comune di Castel Volturno abbiamo chiesto di sensibilizzare i proprietari, tutti italiani, delle case fittate ai migranti, affinchè congelino i fitti. Qualcuno, da noi contattato direttamente, si è mostrato disponibile, altri no” dice Casale; la Caritas, e altre associazioni come Emergency e Movimento dei Migranti, siedono nel Centro Operativo Comunale, dove da giorni si studiano soluzioni per abbassare il rischio di contagio tra la popolazione immigrata, ma le armi sono scarse, così dall’inizio dell’emergenza si è puntato molto sull’informazione, con gli attivisti associazioni che, oltre a distribuire derrate alimentari e beni di prima necessità agli immigrati, hanno battuto l’esteso territorio di Castel Volturno per informare sull’importanza del rispetto delle misure anti-Covid, attivando numeri telefonici cui rispondono attivisti in inglese e francese, visto che quello del Comune è solo per italiani. “Abbiamo anche proposto di usare degli alberghi nel caso in cui scoppi il contagio” dice Casale. Appiah spiega che “la situazione dal punto di vista sanitario sta tenendo. Gli immigrati si stanno adeguando alle nuove regole, cercando di evitare assembramenti, di osservare il distanziamento sociale, e di farsi mascherine in casa. Ovviamente non tutti rispettano le regole; molti continuano ad uscire per andare a lavorare, come quelli che con mezzi propri, specie la bici, si recano ogni mattina nei fondi agricoli, affrontando anche il rischio di essere fermati e colpiti da ordine di espulsione”.
Negli ultimi giorni la tensione sta salendo viste le difficoltà che molti stranieri regolari hanno nel procurarsi presso gli uffici postale un conto o una carta prepagata tipo postepay per avere il bonus o il buono spesa; ecco quindi scene di resse fuori all’ufficio di Castel Volturno centro, file senza alcun distanziamento, rabbia e disperazione, che presto potrebbe “contagiare” l’intero territorio. Per questo in molti chiedono permesso di soggiorno temporanei. “Il pane è importante ma non basta – dice Mimma D’Amico del Centro sociale Ex Canapificio e del Movimento dei migranti – bisogna far accedere anche agli immigrati alle assistenze economiche e alle cure mediche, altrimenti tra qualche giorno torneranno per strada per cercare di sopravvivere e ciò potrà accrescere il rischio di contagio”.