Carcere di Santa Maria C.V., un giorno da ‘incubo’: il riepilogo dell’accaduto

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Santa Maria Capua Vetere (Ce) – Alta tensione, con annesse forti polemiche politiche, al carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) a causa dell’indagine della locale Procura che ha indagato 57 agenti della penitenziaria (e non 44 come di era appreso in mattinata) per i presunti pestaggi dei detenuti avvenuti il 6 aprile scorso, in piena emergenza Covid-19. Sotto accusa le modalità dell’operazione di polizia giudiziaria coordinata dalla Procura guidata da Maria Antonietta Troncone, ritenute eccessivamente “spettacolari” dai sindacati della penitenziaria e da molti esponenti politici.

Di prima mattina infatti alcuni carabinieri del Reparto Operativo di Caserta, davanti al carcere, ha fermato tutte le auto di coloro che venivano alla struttura, facendo passare quelle dei familiari dei detenuti e bloccando quelle degli agenti, al fine di identificarli e constatare se rientrassero tra gli indagati, cui dovevano notificare un decreto di perquisizione; un’operazione fatta davanti agli occhi dei familiari dei detenuti, molti dei quali hanno ripreso la scena, soddisfatti perché l’indagine sui presunti pestaggi si è avvalsa anche della loro denuncia; pestaggi che secondo detenuti e parenti sarebbero stati originati dalle proteste dei reclusi avvenute in carcere qualche giorno prima del 6 aprile, quando tutte le carceri italiane erano state coinvolte in violente proteste per la sospensione dei colloqui causa Coronavirus.

Al carcere è sopraggiunto anche il leader della Lega Matteo Salvini. “Non si possono indagare e perquisire come delinquenti 44 servitori dello Stato” ha detto, “in particolare davanti ai familiari dei detenuti”. Per la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, “in una Nazione normale lo Stato, all’indomani delle rivolte nelle carceri, organizzate dalla criminalità organizzata, avrebbe agito tempestivamente e punito in maniera esemplare i responsabili; in Italia invece arrivano incredibilmente e vergognosamente gli avvisi di garanzia alla Polizia Penitenziaria”.

Perché questa eccessiva spettacolarizzazione?” si chiede l’assistente capo della Penitenziaria, in servizio a Santa Maria Capua Vetere, Gaetano Napoleone. “Bastava andare a casa dei poliziotti, anche per una questione di rispetto tra Corpi dello Stato” prosegue Napoleone.

Il sindacalista dell’Uspp Ciro Auricchio parla di “sgarbo e correttezza verso la Polizia Penitenziaria“. Da ambienti dell’ufficio inquirente ribattono che non c’è stata alcuna spettacolarizzazione, ma la modalità scelta è stata quella che consentiva di realizzare l’operazione in un unico contesto di luogo e tempo.

Sono stati acquisiti i cellulari; la protesta è proseguita all’interno del carcere; alcuni tra gli agenti indagati sono tornati a casa, altri sono saliti sui tetti, ed è dovuto intervenire il Procuratore aggiunto di Santa Maria Capua Vetere, Alessandro Milita – ha seguito dell’operazione di polizia giudiziaria sul post – per convincere i poliziotti a scendere.

Dal comando provinciale dei carabinieri di Caserta hanno fatto sapere che l’operazione è stata concordata con la Procura e che è stato usato il massimo garbo nei confronti degli agenti penitenziari.

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