Home Caserta Camorra, revocata la protezione all’ex boss, non ha mantenuto gli impegni

Camorra, revocata la protezione all’ex boss, non ha mantenuto gli impegni

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Il Ministero dell’Interno ha revocato il piano provvisorio di protezione nei confronti del collaboratore di giustizia Salvatore Belforte, ex boss dell’omonimo clan camorristico attivo a Marcianise e nel capoluogo Caserta, e dei suoi familiari. Belforte è accusato di aver violato gli obblighi della collaborazione rendendo dichiarazioni rivelatesi poi infondate che accusavano alcuni stretti parenti di essere coinvolti nell’omicidio di Angela Gentile, amante di Domenico Belforte, fratello di Salvatore, boss irriducibile da anni al carcere duro e mai pentitosi.
A richiedere la revoca del piano è stata la Dda di Napoli, che due anni fa aveva raccolto le prime dichiarazioni dell’ex capoclan e aveva iniziato ad indagare sulla presunta scomparsa della Gentile, avvenuta il 28 ottobre del 1991, scoprendo poi che si trattava di un omicidio. “Non è pensabile che un collaboratore che assume un impegno – dice il Procuratore Aggiunto della DDa di Napoli Giuseppe Borrelli – possa selezionare ciò che intende dire e ciò non intende dire. Sulla vicenda di Angela Gentile, Salvatore Belforte non ha collaborato come ci aspettavamo, dandoci una versione che non corrispondeva a quanto poi abbiamo accertato. Abbiamo così tratto le logiche conclusioni da questo suo comportamento. Ora uscirà dal programma dei collaboratori di giustizia ma manterrà comunque forme di protezione in carcere per evitare ritorsioni nei suoi confronti”. Gli inquirenti mantengono lo stretto riserbo sullo stato delle indagini relative all’omicdio della Gentile; la donna, il cui cadavere non è mai stato trovato, scomparve nel nulla 26 anni fa, dopo aver accompagnato a scuola la figlia di 13 anni, nei pressi della centrale piazza Sant’Anna di Caserta. La figlia della vittima è poi cresciuta a casa di Domenico Belforte e della moglie Maria Buttone; non è un caso che quest’ultima, più volte arrestata e ristretta anche al 41bis perché avrebbe retto il clan in assenza del marito, abbia trascorso un periodo di arresti domiciliari a Rimini, a casa della figlia di Gentile. Salvatore Belforte iniziò a collaborare con la Dda di Napoli due anni fa, e la sua scelta, dirompente per un clan attivo nel Casertano per oltre 30 anni, prima a fianco della Nco di Raffaele Cutolo, poi in alleanza con il clan dei Casalesi, sembrò epocale, specie per le indagini sugli intrecci tra camorra e mondo politico-imprenditoriale; peraltro, già prima del pentimento di Belforte, qualche colletto bianco era stato arrestato grazie ai numerosi collaboratori del clan ed era emerso il condizionamento della cosca nel sistema di appalti dell’Asl di Caserta. Le dichiarazioni dell’ex boss non hanno però portato ad ulteriori e importanti sviluppi, né ad arresti clamorosi. Alla fine la Dda ha tirato le somme chiedendo alla Commissione Centrale del Viminale di revocare ogni misura di protezione a Belforte. “Lo Stato ha mantenuto i suoi impegni, lui no” conclude Borrelli.

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