Appalti regionali a ditte del clan, Pm: “Politici testimoni non attendibili”

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Caserta – “La Corte valuti se disporre l’invio alla Procura dei verbali delle deposizioni di Fulvio Martusciello, Giuseppe Ascierto e Piero Cappello, per i quali ritengo possa configurarsi il reato di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente (articolo 353 bis codice penale)”. Così il pm della Dda di Napoli Maurizio Giordano nel corso della requisitoria del processo “Medea”, relativo agli appalti concessi dal settore idrico della Regione alle ditte vicine al clan Zagaria.

L’ipotesi di reato per i tre politici venuti a testimoniare al processo riguarda l’assegnazione degli appalti alle ditte del clan, in particolare i rapporti con l’imprenditore Pino Fontana, ritenuto da Giordano “socio” di Michele Zagaria, e con Francuccio Zagaria, morto nel 2011, marito di Elvira, sorella del boss; “Franco Zagaria – ha spiegato Giordano – faceva assegnare  appalti e lavori pubblici di somma urgenza alle ditte controllate dal clan che poi otteneva tra il 3 e il 5%. Era un vero e proprio manager per il boss, aveva mani in pasta in Regione, alla Provincia di Caserta, all’ospedale di Caserta, all’Asi (Area di Sviluppo Industriale) e allo Iacp (Istituto autonomo case popolari)”. Martusciello è stato consigliere regionale con delega alle attività produttive nell’amministrazione Caldoro, Ascierto direttore generale Iacp mentre Cappello ha presieduto l’Asi. In effetti il nome di Franco Zagaria, solo omonimo di Michele, compare in quasi tutte le indagini sugli appalti pubblici concessi al clan, come in quella che ha portato a numerosi arresti all’ospedale di Caserta e allo scioglimento della struttura sanitaria per infiltrazioni camorristiche (primo caso in Italia).

Sette gli imputati al processo; Giordano ha trattato al momento cinque posizioni, chiedendo cinque condanne e un’assoluzione, e riservandosi alla prossima udienza del 20 dicembre la quantificazione delle pene e discussione su una delle figure chiavi dell’indagine, quella dell’ex senatore Udeur Tommaso Barbato, ex funzionario regionale, diventato famoso nel febbraio 2008 per lo sputo rifilato al senatore Nuccio Cusumano in occasione della mozione di sfiducia al governo Prodi. Il pm ha chiesto dunque di condannare i fratelli imprenditori Pino e Orlando Fontana; per il primo Goirdano ha però chiesto l’assoluzione per l’ipotesi di corruzione nei confronti dei politici di forza Italia Pio Del Gaudio (ex sindaco di Caserta) e Carlo Sarro (deputato), la cui posizione è stata archiviata mesi fa. Orlando Fontana è divenuto noto perché avrebbe acquistato, da un poliziotto che partecipò alla cattura di Michele Zagaria nel covo di via Mascagni a Casapesenna il 7 dicembre 2011,  la pen drive del boss, dove dovrebbero essersi nomi di politici al soldo del clan. Giordano ha poi chiesto la condanna per corruzione, ma senza l’aggravante mafiosa, dell’ex carabiniere del comando provinciale di Caserta Alessandro Cervizzi, che avrebbe cercato di aiutare Fontana ottenendo in cambio soggiorni per il figlio in una villa dell’imprenditore al Sestriere. Il pm ha parlato a proposito di “mercimonio ignobile”. L’assoluzione è stata invece chiesta per il finanziere, tuttora in servizio a Caserta, Silvano Monaco, accusato di rivelazione di segreti d’ufficio (difeso dagli avvocati Mariano Omarto e Giuseppe Dessì).

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