Prima apparizione in udienza, al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Ce), per don Michele Barone, il sacerdote della Diocesi di Aversa – in carcere dallo scorso febbraio – accusato di aver maltrattato e abusato sessualmente di tre donne, tra cui una minore di 13 anni, durante sedute di preghiera e riti definiti esorcistici. Don Michele, vestito in abito talare grigio con camicia a maniche corte, si è accomodato dietro le sbarre, in un’aula in cui erano presenti solo i giudici e gli avvocati delle parti. L’udienza si è infatti tenuta a porte chiuse, senza familiari e giornalisti, in seguito alla decisione presa il 3 luglio scorso dal presidente del collegio giudicante Maria Francica su concorde indicazione degli imputati e delle parti offese; in precedenza il giudice aveva già escluso le riprese delle tv, ritenendo che il diritto di cronaca sarebbe stato comunque garantito dalla presenza di giornalisti di quotidiani e agenzie.
Proprio la presenza di cronisti, ma anche di familiari e fedeli, aveva convinto il sacerdote a non presentarsi nelle due scorse udienze. Con il prete sono imputati anche i genitori della vittima minorenne Cesare Tramontano e Lorenza Carangelo, e il funzionario della Polizia di Stato Luigi Schettino, tutti presenti in aula. Oggi sono stati sentiti due testi di polizia giudiziaria, tra cui la funzionaria della Polizia di Stato, in servizio alla Squadra Mobile di Caserta, Rosa Cimmino, che ha spiegato la genesi delle indagini, partite nel mese di febbraio dopo alcuni servizi de “Le Iene”. Su Don Michele, già da mesi, era stata però presentata una denuncia da parte della sorella della 13enne, presunta vittima del prete; la ragazza si era recata al Commissariato napoletano di Chiaiano nell’ottobre 2017 raccontando di come la minore venisse maltrattata da don Michele durante riti di esorcismo. La bambina, è poi emerso, avrebbe subito anche uno sfregio permanente ad un orecchio. Dopo i servizi televisivi, dunque, la Squadra Mobile ha acquisito la denuncia e pochi giorni dopo il prete è stato fermato all’aeroporto napoletano di Capodichino di ritorno da un viaggio da Medjugorie.