Viola, una stella sull’albero di Natale: la sua carriera in tre gol

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Benevento – Freddo dal dischetto, astuto sulla punizione del poker, sublime nel liberare il sinistro che ha chiuso la partita. Nicolas Viola, eroe per una notte ma leader ogni giorno. La scena è tutta per lui, come il pallone che si è portato a casa con fierezza. La sua prima tripletta assoluto è anche un sunto del potenziale espresso in carriera. La geometria, la potenza, quel saper mantenere la calma nei momenti decisivi. 

In settimana il numero dieci giallorosso aveva aperto a tutti l’armadietto dei suoi pensieri. La serie A, il sogno di riportare al Vigorito top club e top player, quella promessa fatta al presidente. Parole seguite dai fatti (e che fatti) nella nebbiosa serata di ieri. “Mi sono proprio divertito“, ha detto subito dopo il fischio finale. E ci sono tutte le ragioni del mondo per credergli. 

Sesto gol stagionale tra campionato e coppa Italia per il centrocampista classe ’89, che quando mancano sei mesi a maggio ha già eguagliato la cifra dello scorso anno. I presupposti affinché questa divenga la sua annata più prolifica ci sono tutti: “Dobbiamo lottare su ogni pallone, se continuiamo così nessuno potrà fermarci, solo noi stessi”, ha proseguito invitando tutti a tenere alta la guardia.

Viola non si era mai spinto oltre la doppietta nella sua carriera tra i professionisti. Ne aveva messe a referto due, entrambe in trasferta, con le maglie di Benevento (la scorsa stagione a Perugia) e Reggina (campionato di B 2010/2011, a Cittadella). Tre gol in una sola notte però hanno un sapore speciale, in particolar modo se segnati in casa e se uniti a un lusinghiero 94% di passaggi riusciti, percentuale che comprende anche quattro verticalizzazioni andate a buon fine. 

Regista nel 4-4-2, mezzala tecnica nel cosiddetto ‘albero di Natale’ messo a punto da Inzaghi in odore di Festività, ‘Highlander’ si sta rivelando essenziale come non mai nel dialogare con Schiattarella e fare da collante con il reparto offensivo. Quando riesce a trovare lo spazio per il tiro, poi, sono dolori. Ci aveva provato già a metà ripresa chiamando al grande intervento Carnesecchi, steso successivamente dal bolide che ha chiuso le danze. Un capolavoro d’alta scuola che finisce dritto nel museo del calcio sannita. 

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