Benevento – Non sono mai stato un fautore del Var, ho sempre pensato che nel calcio non dovesse esserci spazio per la moviola. In campo e fuori. Proprio il chiacchiericcio esterno, vezzo tutto italiano, ci ha convinti che forse era il caso di introdurre un nuovo strumento a supporto di arbitri e assistenti. Spazzare via i dubbi per ridare credibilità a un calcio italiano in declino da anni o, semplicemente, per dimostrare all’Europa e al mondo intero di essere un Paese all’avanguardia.
Resto legato all’idea di un calcio romantico, lontano da complotti o sudditanze. Un’illusione forse, ma credere in qualcosa di pilotato e già deciso a tavolino mi ha sempre spaventato. Il calcio resta circoscritto a quel rettangolo verde, da sempre unico e insindacabile giudice. Gol annullati o concessi dopo interminabili minuti e rigori retroattivi hanno cancellato la parte bella di questo sport. Come dimenticare il gol di Lucioni contro il Bologna e il boato del “Vigorito“? D’accordo, era fuorigioco. Giusto così. Oppure la rete di Obi a Torino concessa dopo l’ok dell’occhio elettronico, arrivato a sconfessare la “sbandierata” dell’assistente? Il calcio resta spontaneità e rimane, o sarebbe dovuto rimanere, legato anche agli errori di arbitri e assistenti.
Per fortuna, direte voi, adesso abbiamo il Video Assistant Referee a vigilare sulla regolarità del campionato. Gli errori sono diminuiti e la classifica rispecchia il reale valore espresso dal campo. Roba da far gonfiare il petto. I dubbi, ahimè, restano perché il calcio non potrà mai distaccarsi da un visione soggettiva, quella del direttore di gara e quella di chi è deputato al Var. Quella stessa visione che, ieri sera, ha pesato sulla prestazione del Benevento a “San Siro” contro l’Inter.
Sia chiaro, questo non serve a giustificare gli errori del Benevento. I giallorossi hanno pagato nuovamente a caro prezzo dei dettagli. Il cambio Djuricic–Cataldi ha generato perplessità ma soprattutto lo ha fatto la scelta di marcare a zona sulle palle inattive. L’Inter era ed è la migliore squadra in Italia sul gioco da palla inattiva e concedere questo vantaggio alla formazione di Spalletti è stato probabilmente un peccato di gioventù. Resta, tuttavia, quell’amarezza di pensare che la storia sarebbe potuta cambiare con quel rigore. Di fronte non c’era una squadra irresistibile, i 38 punti di distanza si sono annullati sul campo e “San Siro” lo ha testimoniato con i fischi tributati ai suoi alla fine del primo tempo. Pensate cosa sarebbe potuto accadere con i giallorossi in vantaggio? No, non c’è il var in questo caso e il dubbio rimarrà tale. La certezza è che il calcio italiano, continuando ad andare in questa direzione, non varrà presto nemmeno un “nichelino“. Var o non var.