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Tav Napoli-Bari, lascia azienda calabrese: suo dipendente era stato arrestato per ‘ndrangheta

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L’A.B.S.Ing srl, azienda edile di proprietà dell’imprenditore di Reggio Calabria Antonino Serranò, si appresta a lasciare il cantiere della Tav Napoli-Bari, tratto Cancello-Frasso Telesino, dove operava in subappalto; per 40 lavoratori a tempo indeterminato, si potrebbe aprire il ricorso ad ammortizzatori sociali, su cui sono al lavoro i sindacati; più complicata la situazione per un’altra ventina di operai i cui contratti sono scaduti tra fine luglio ed inizio agosto, che per ora restano a casa e potrebbero rientrare nell’azienda che sostituirà l’Absing.

La decisione della società calabrese, la più grande subappaltrice del Consorzio Cft che sta eseguendo i lavori nel tratto dell’Alta Velocità che attraversa alcuni comuni delle province di Caserta e Benevento, è stata già comunicata qualche giorno fa ai lavoratori e ai loro rappresentanti. La risoluzione contrattuale non è ancora stata ufficializzata, ma non sembrerebbe comunque collegata all’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, che il 28 luglio scorso aveva portato in carcere per reati di ‘ndrangheta il 37enne Girolamo Bruzzese, dipendente dell’A.b.s.ing, che fu arrestato dai carabinieri negli alloggi degli operai, ubicati nel campobase di Dugenta (Benevento).

Nei mesi scorse le prefetture di Caserta e Benevento avevano attuato un costante monitoraggio sui lavori del cantiere, così come previsto dal protocollo d’intesa siglato nel 2018 dalle due prefetture, dall’Ance (Associazione nazionale costruttori edili) e dai sindacati con lo scopo di scongiurare i rischi di infiltrazioni mafiose; più volte il personale della Direzione Investigativa Antimafia ha effettuato accessi nel cantiere. 

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