Una storia che potrebbe cominciare con “c’era una volta”, come una favola. Ma che, in realtà, a tratti, ricorda un poema: l’Odissea. Nato nel Sud dell’Afghanistan, da una famiglia Pashtun, Syed Hasnain sembrava destinato a una vita di terrore.
Suo padre era un leader talebano, morto in Jihad. La ‘guerra santa’ aspettava anche lui. Sua madre, però, nei combattimenti, aveva già perso un marito e il figlio maggiore. Di piangere ancora non aveva voglia. E allora, Sediqa, questo il nome della mamma, prima ancora che il piccolo Syed compisse dieci anni, l’età “giusta” per imbracciare un fucile, decise di affidare suo figlio alla fortuna, cedendolo a un uomo in un mercato.
Comincia così il viaggio di Syed. Prima di raggiungere l’Italia, il giovane afgano trascorre otto lunghissimi anni tra prigioni, baracche, barconi, sfruttamenti e sofferenze. Pakistan,Iran, Iraq, Turchia, Grecia: il suo peregrinare non conosce fine, né luce.
Nel mezzo, il tentativo dei fratellastri di riportarlo a casa: “Vieni a combattere con noi”. No, non Syed. E pazienza se la grande occasione si presenta sotto le forme di un tir, al porto di Patrasso. “Mi nascosi sotto un camion, l’autista neanche sapeva della mia presenza. Sbarcati a Brindisi, il mezzo prese subito l’autostrada, dopo tre ore non ce la facevo più, il motore mi bruciava e non sentivo più le gambe. Urlavo ma l’autista non riusciva a sentirmi, così decisi di rompere il tubo dell’olio” – ha raccontato ieri sera Syed su Rai Tre, ospite degli Stati Generali di Serena Dandini.
“Scappai dall’autostrada, verso le campagne”. Non poteva saperlo, Syed, ma era giunto nel Sannio. Qui, finalmente, la Dea Bendata si palesa agli occhi di questo giovane Ulisse. “Per la prima volta da quando era iniziata la mia fuga, ricevo un gesto umano. Il proprietario di una pizzeria delle campagne di Benevento mi accoglie, mi dà da mangiare”. La generosità del pizzaiolo sannita convince Syed a restare in Italia. “Ho fatto la richiesta di asilo, ho studiato e imparato la lingua”. E ha studiato tanto. E bene. Lo scorso 11 dicembre, alla Sapienza di Roma, Syed, che ora è sposato e ha un bambino di tre anni, si è laureato in Scienze politiche e relazioni internazionali.
La tesi, ovviamente, l’ha dedicata alla madre: “Il suo fu un gesto di amore e coraggio estremo”. Ma c’è un’altra persona, ora, che il dottor Hasnain vorrebbe ringraziare: il pizzaiolo beneventano. “L’ho cercato in tutti i modi ma inutilmente, fin qui. Non mi resta che tornare per quelle vie… “.