Benevento – Le gerarchie sono fatte per essere sovvertite. Funziona così nel calcio. Si parte da un’idea e si finisce, strada facendo, col trovare nuove e più funzionali soluzioni. Un discorso che riguarda da vicino anche il Benevento. Squalifiche, infortuni e covid hanno costretto Inzaghi a cambiare ma i mali, come in questo caso, non vengono sempre per nuocere.
Il tecnico piacentino aveva cominciato il campionato con in testa un undici e un’impostazione tattica precisa. Due vittorie e tanti complimenti fino al filotto negativo di cinque sconfitte, annessa l’eliminazione dalla Coppa Italia per mano dell’Empoli, compagine di serie B. Il fondo toccato con lo Spezia ha anticipato la seconda sosta del campionato, uno stop benedetto.
E mentre Inzaghi perdeva pedine importanti, proprio in quel momento è nato un nuovo Benevento. La positività di Dabo, la squalifica di Caprari e i cronici problemi di Iago Falque hanno consentito ad Hetemaj e Improta di prendersi la scena e salire alla ribalta. Pippo continua a professare il credo della titolarità, nella sua squadra nessuno parte rassegnato alla panchina ma è indubbio che le necessità hanno consegnato al tecnico soluzioni alle quali si farà fatica a rinunciare, anche quando torneranno tutti a disposizione.
Il finnico e il partenopeo hanno legato i reparti, garantendo corsa e polmoni a una squadra apparsa più compatta ed equilibrata nelle ultime due uscite. A loro si è aggiunto Barba, un terzino adattato e costretto a cedere qualcosa in termini di gamba ma in grado di dare compattezza a una retroguardia meno esposta alle ‘intemperie‘. Inzaghi ci ha messo il resto, rinunciando a qualcosa e perdendo in spregiudicatezza ma ritrovandosi con una squadra capace di sbancare Firenze e mettere paura alla Juventus.
La strada intrapresa appare quella giusta e l’arma vincente, oltre al sacrificio, può diventare proprio la duttilità. La gara con la Vecchia Signora rappresenta un esempio significativo. Nella faretra di Inzaghi ci sono tante frecce, a cominciare dalla disposizione tattica. Dall’albero di Natale (il preferito) al classico 4-4-2, dal 4-3-3 al 5-3-2, la squadra ha nelle corde la possibilità di variare in base alle esigenze, anche a partita in corso.
La vera forza, però, sta nella predisposizione degli uomini nel ricoprire più ruoli. Solo sabato almeno tre giocatori hanno cambiato due posizioni e uno, Improta, addirittura tre. Letizia è partito terzino destro, si è ritrovato a sinistra ed ha chiuso la gara ancora a destra. Barba da terzino è tornato a fare il centrale dopo l’infortunio di Caldirola. Ionita e Improta si sono scambiati a metà tempo le posizioni, il moldavo ha cominciato sulla trequarti per poi spostarsi mezzala. Percorso inverso per l’ex Genoa, costretto addirittura a reinventarsi terzino nel finale di gara.
La partita a scacchi contro Pirlo, Inzaghi l’ha vinta (perché ai punti l’ha vinta) sfruttando al meglio le caratteristiche dei suoi ragazzi, nonostante le due sostituzioni forzate. Non tutti i mali, come certe critiche, vengono insomma per nuocere e adesso il tecnico giallorosso avrà qualche problema in più quando dovrà scegliere l’undici di partenza. Ma questi sono problemi che tutti gli allenatori vorrebbero avere e allora ben vengano.