Benevento – La Giunta dell’Unione delle Camere Penali ltaliane premesso che è ormai imminente il termine di entrata in vigore della norma della legge cosiddetta Spazzacorrotti che di fatto abroga la prescrizione del reato dopo la pronunzia della sentenza resa dal giudice del primo grado; proclama secondo le vigenti regole di autoregolamentazione, nel spetto delle recenti pronunce della Corte Costituzionale, e dunque, in attesa di una più certa e consolidata loro interpretazione, con esclusione dei processi con imputati detenuti in custodia cautelare, l’astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale per i giorni 21,22,23, 24 e 25 ottobre 2019.
Astensione proclamata anche dalla Camera Penale di Benevento. Scrivono i penalisti italiani: “Il primo giorno abbiamo denunziato con forza come quella riforma della prescrizione rappresenti una delle pagine più sciagurate della deriva populista e giustizialista del nostro Paese, gìacché essa afferma il principio, manifestamente incostituzionale, secondo il quale il cittadino, sia esso imputato che parte offesa del reato,
possa e debba restare in balia della giustizia penale per un tempo indefinito, cioè fino a quando lo Stato non sarà in grado di celebre definitivamente il processo che lo riguarda. A quella nostra denunzia si è associata l’intera comunità dei giuristi italiani. Se è vero che oltre 150 docenti di diritto penale, processuale e costituzionale, e finanche Presidenti Emeriti della Consulta, hanno sottoscritto il nostro appello con il quale evidenziavamo al Presidente della Repubblica, al momento della promulgazione di quella legge di riforma, i plurimi profili di incostituzionalità. Occorre invece ribadire che la prescrizione del reato rappresenta l’irrinunciabile rimedio alla patologia di indagini e processi che durano decenni. Se uno Stato non è in grado di definire un giudizio penale in dodici, quindici, venti, ventidue anni, la rinunzia al giudizio costituisce un dovere etico e giuridico in una società che voglia dirsi civile, alla quale ripugna l’idea che un cittadino possa essere tenuto al laccio di un giudizio penale per un tempo infinito, senza alcun rimedio ad un simile scempio”.