Benevento – Cifre. Dietro il gol decisivo di Adolfo Gaich contro la Juventus ci sono anche loro. Già il 7 è in grado di dire tanto, il suo numero di maglia. Lo ha scelto in onore di Carmelo Imbriani, la cui storia lo aveva colpito una volta messo piede nel Sannio, ma in pochi avrebbero scommesso che allo Stadium avrebbe prevalso il suo, di 7, e non quello del più atteso di Cristiano Ronaldo, rimasto a secco solo contro il Benevento e il Chievo tra le squadre affrontate in serie A. Ci sarebbe poi il 69, il Sottosopra, o se preferite Sott e ‘Ncoppa, come viene definito nella smorfia napoletana. E un ribaltamento più vibrante di questo era difficile immaginarlo se non proprio a quel minuto, il minuto del marchio che ha steso la Vecchia Signora.
Si è intromesso nel discorso sudamericano che l’ingenuo Arthur aveva deciso di intrattenere con Danilo, lo ha spezzato con forza, ha preso la parola e ha messo il punto con la disinvoltura dell’accademico e la sicurezza del sergente. Il resto lo conosciamo bene, lo abbiamo apprezzato in tutte le lingue del mondo, a partire dal composto Italiano di Riccardo Gentile all’esaltante Argentino dei cronisti di Espn. Tra i tifosi c’è chi lo guarda ancora una ventina di volte al giorno, quel destro che non appaga né appagherà mai.
Ci sono poi altri numeri che nei tabellini non trovano spazio, e non sono quelli sulla seppur altissima percentuale realizzativa (gol al primo tiro nello specchio contro lo Spezia, così come all’Allianz). Sono numeri veri, intesi come calcoli, matematica. Perché se è vero che il calcio non è una scienza esatta, usare la scienza per migliorarsi non è poi una cattiva idea. Ed ecco che con quel “controllo e destro”, con quella lettura perfetta, Gaich ha certamente beneficiato di un percorso avviato due anni fa con Acumen, gruppo di esperti a cui si affida da quando era al San Lorenzo. Lo aiutano a gestire lo stress, ad allenare gli aspetti come riflessi, concentrazione e attenzione “attraverso un approccio fondato sulla neuroscienza e la bio-psicoeducazione“, come ha precisato il fondatore Ferdinando Fossati alla Gazzetta dello Sport.
Palleggi con palline da tennis per sviluppare i tempi di reazione e calcoli matematici per affinare la memoria sono solo alcuni esempi. “Ha solo 22 anni, ma pensa e agisce come un adulto”, dice Fossati che non manca di esaltare il gol dello Stadium come un risultato di duri allenamenti individuali. “Capire quando accelerare, quando frenare e come inserirsi al momento giusto. Quell’azione ne è l’esatta dimostrazione”. Ora il gigante di Bengolea è atteso da un lungo viaggio con la rappresentativa under 23 argentina.
Giocherà in Giappone due amichevoli contro i padroni di casa, poi tornerà in tempo per mettere nel mirino il traguardo salvezza a suon di gol. Sempre se la matematica non è un opinione, al suo Benevento mancano 11 punti per festeggiare. Ma questi, per quanto importanti, sono calcoli elementari. Meglio non farli e dare tutto, sfruttare l’occasione propizia. Proprio come a Torino, per volare sempre più in alto.
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