Benevento – Essenziale e pratico, altro che paillettes. Artur Ionita non è un influencer del centrocampo, si concede pochi virtuosismi ma è indispensabile al funzionamento del sistema. Filippo Inzaghi lo sa talmente bene da non averlo mai tenuto fuori dall’undici titolare. L’unica assenza resta quella di Bologna, giustificata però dal turno di squalifica inflitto dal giudice sportivo, non da una scelta tecnica. Il match del Dall’Ara del 12 febbraio e Moldavia-Israele del 31 marzo sono gli unici due impegni saltati dal centrocampista in una stagione che lo ha visto scendere in campo 40 volte sulle 42 possibili. Se non è uno stakanovista lui, difficile che possano esserlo altri.
Il gol contro il Parma, il secondo stagionale in serie A, rappresenta la sintesi perfetta del suo campionato. Spesso ci si chiede dove sia collocato nel corso di un’azione, lo si ritiene fuori dal gioco per un lavoro oscuro che è quanto di più lontano possa esserci dal proscenio. Poi viene fuori all’improvviso e si inserisce in una giocata determinante, chiude le linee di passaggio, non dà modo agli avversari di rifiatare. Quando ha svettato su Hernani – cosa peraltro non semplice – ha dimostrato ancora una volta tutta la sua utilità completando una prestazione in cui è riuscito a mescolare tante cose diverse tra loro.
Non solo centimetri preziosi sui calci piazzati, dunque, ma soprattutto un lavoro tattico accorto che lo rende insostituibile. Inzaghi lo ha schierato da mezzala, da falso rifinitore e persino da regista, nelle occasioni in cui sia Schiattarella che Viola erano indisponibili. Nella Moldavia gioca invece da mediano in una linea a due, mansione che lo consacra al ruolo di nomade del centrocampo. Un nomade che corre tanto, per giunta: primo tra i calaciatori di movimento per partite giocate con in serie A e secondo per chilometri percorsi in media a partita (10.582). Unito alle già citate presenze in nazionale (dieci da settembre in avanti), quest’ultimo è un fattore da non sottovalutare. Toccherà come al solito a Inzaghi trovare la quadratura del cerchio e ottimizzare in qualche modo le risorse. La salvezza del Benevento, tenuto in equilibrio dal gigante di Chisinau, passa anche da queste valutazioni.
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